
L’ingresso del Pio Albergo Trivulzio, la “Baggina“ dei milanesi
Milano, 28 maggio 2025 – “In una realtà come quella sociosanitaria italiana che una struttura passi da un dissesto drammatico a questi risultati è un importante traguardo. C’è ancora del lavoro da fare, e non potrò non sollecitare e insistere affinché Tronca prosegua. Se la politica vorrà, una volta tanto, basarsi sui fatti piuttosto che sulle appartenenze non dovrebbe avere la minima perplessità”.
Così Guido Bertolaso, assessore regionale al Welfare, blinda Francesco Paolo Tronca, commissario del Pio Albergo Trivulzio dall’agosto 2023 ormai prossimo alla scadenza di un incarico che una modifica normativa ha però reso prorogabile per il terzo anno.
L’ex prefetto si blinda coi numeri di metà mandato potenziale, che fotografano il percorso di risanamento nel bilancio 2024 della Baggina. Sul fronte sociosanitario hanno contato 14 milioni di euro aggiuntivi nel budget annuale contrattualizzato con l’Ats Metropolitana, ottenuti potenziando soprattutto le cure intermedie, salite a 518 letti su 833 complessivi su Milano della Baggina (sono 1.060 aggiungendo la sede di Merate), con la riapertura di cinque reparti di riabilitazione specialistica (Schiaffinati 1,4 e 5, Nasoni e Zonda) e di un ambulatorio di riabilitazione semiresidenziale fermo da marzo 2020; mentre lato Rsa sono stati aggiunti cinquanta posti letto (passando da 75 a 125) nei nuclei Alzheimer “che gestiscono una patologia pesante per le famiglie”, sottolinea il commissario.
L’altro numero chiave arriva dalla valorizzazione del tesoro del Pat, 1.482 unità immobiliari senza le campagne di cui 943 a uso abitativo e ben 772 in città, con l’avvio del conferimento a “un fondo immobiliare chiuso a totale controllo pubblico” gestito dalla sgr del Mef Invimit, che prevede, a scadenza, il ritorno degli immobili all’ente “con una valorizzazione del 30%”, “invertendo la prassi degli ultimi anni in cui si vendevano per sanare anche il deficit di spesa corrente”, osserva Tiziana Ghiotto dello staff del commissario.
E spiega che l’operazione-fondo prevede “una valutazione indipendente che non era più stata fatta dal 2003”: i primi otto immobili cielo-terra a Milano, rogitati lo scorso novembre “e pari al 20% del patrimonio a reddito”, erano iscritti a bilancio per 45 milioni e sono stati valutati 199, portando al Pat 56 milioni di liquidità e consentendogli d’iscrivere a patrimonio netto 190 milioni di riserve poi destinate, tra l’altro, ad azzerare 147 milioni di perdite pregresse.
Nel bilancio 2024 non è entrato il secondo conferimento (un immobile che ospita delle comunità in via Poma, era iscritto per 2,5 milioni ed è stato valutato 12,5), ma complessivamente la struttura commissariale è riuscita ad “abbattere del 45% l’indebitamento totale” della Baggina, dai 123 milioni che superava a fine 2023 a 67,7 un mese fa, riducendo del 55% l’esposizione con le banche ed eliminando le due ipoteche esistenti; mentre i debiti verso i fornitori, 45 milioni all’arrivo del commissario, “sono stati ridotti del 52%, e i tempi di pagamento da 608 giorni a 73” dimezzando il deficit quotidiano del Pat da 110 mila a 53 mila euro.
Anche l’incidenza del costo del lavoro sui ricavi è scesa dal 95 al 77%, ma il fabbisogno di cassa della Baggina è rimasto invariato a sette milioni al mese. “Il Pat continua a spendere molto più di quanto incassa”, osserva Lamberto Bertolè, assessore al Welfare del Comune che “da ottobre aumenterà da 93 a 124 euro” quotidiani le rette che paga per i minori (circa 1.500 nelle varie comunità, anche se alla fine dell’anno scorso appena 28 in quelle del Pat), e ricorda di sborsarne 65 di quota sociale per gli indigenti nelle Rsa (“circa 1.500”, ma solo una novantina in quelle del Trivulzio), tornando a chiedere alla Regione di arrivare al 50% con la quota sanitaria come previsto da un Dpcm del 2001.
Bertolè, Bertolaso e Tronca sono comunque d’accordo sulla strada su cui deve proseguire la Baggina: potenziare da un lato l’assistenza domiciliare e modelli di Rsa aperte e, dall’altro, attività più sanitarie che sociali, come “un centro dialisi” che l’ex prefetto vorrebbe creare, se resterà commissario.