STEFANIA CONSENTI
Cronaca

Triennale, cento anni di storia Il racconto in 300 oggetti di design

Il riallestimento del Museo mostra il significativo cambiamento culturale nella società e nella sfera domestica

Triennale, cento anni di storia  Il racconto in 300 oggetti di design

Triennale, cento anni di storia Il racconto in 300 oggetti di design

di Stefania Consenti

Un tuffo nel passato ma con uno sguardo sul "futuro che non è mai stato così presente". La Triennale per il suo centenario presenta il Museo del Design Italiano in una veste nuova, con una selezione di oggetti che hanno fatto la storia del design, ma anche la nostra. E lo fa nella settimana più importante dell’anno, con il Salone del Mobile pronto a partire, in una città che si riconferma, anche grazie alla Triennale, "vetrina globale" del design. Ci sono oggetti di uso quotidiano che ci fanno tornare indietro nel tempo, dai mobili agli elettrodomestici. Come ha ricordato Maria Porro, presidente del Salone del Mobile "con la Triennale abbiamo destini incrociati, nelle nostre aziende si lavora con i creativi, per realizzare oggetti senza tempo, alcuni dei quali finiscono qui". Il percorso museale parte dalla fondazione dell’istituzione nel 1923 arrivando ai giorni nostri. Nella Curva – oltre 1.300 metri quadrati al piano terra del Palazzo dell’Arte – il Museo riunisce oltre 300 pezzi scelti tra i 1.600 che compongono le sue collezioni e altri giunti in prestito da privati. L’ultimo "miglio", il Design Platform, è uno spazio che accoglie mostre temporanee con un focus sul design di oggi, e una prima esposizione, Text (sino al 17 settembre) che svela il modo di operare di stilisti e designer di fronte alla progettazione del testo, delle interfacce e dei tessuti.

"Gli oggetti raccontano cento anni di sperimentazione radicale - spiega Marco Sammicheli direttore del Museo -. Abbiamo ricostruito una serie di ambienti che restituiscono al visitatore non la mera iconicità dell’oggetto ma il design come sistema di arredi". Dai tre interni domestici al garage (con le nuove acquisizioni, una Lambretta e una Vespa) e allo studio di design, "si evince come ricerca e codici estetici abbiano rivoluzionato la sfera domestica e la società".

Così un giovane Piero Bottoni, appena laureato, realizza gli originali arredi per la casa dell’ingegner Minervi, che di fatto è il suo primo committente. Ma anche il bagno realizzato negli anni Sessanta per Pozzi Ginori su disegno di Antonia Campi, è "rivoluzionario" perchè porta un’idea di femminile, floreale, di decorazione, in un luogo di una casa borghese che doveva essere bianco, asettico. Campi poi è la prima donna che assume la direzione artistica, ruolo che di solito era affidato agli uomini, e porta la cultura dell’alto artigianato e dell’arte nel mondo dei sanitari. Triennale "centro nevralgico del design", è il commento di Boeri, istituzione pubblica che ha la responsabilità di trasmettere conoscenza e memoria alle nuove generazioni, poichè cultura del progetto e design sono parte del nostro patrimonio identitario.