
Il ponte che ha un parapetto a strapiombo: I cittadini si sono mobilitati perché ci siano reti di protezioni
La perdita del padre, un dolore tropo grande da accettare ha spinto un 21enne di Grezzago sull’orlo del suicidio. Ieri, il ragazzo voleva buttarsi dal ponte di Trezzo, ma prima di farlo, davanti al parapetto a strapiombo sull’Adda, ha chiamato il 112 a Pioltello. Dall’altra parte del telefono, il centralinista, che non si è perso d’animo e con grande umanità, mentre inviava la pattuglia, ha intrattenuto il ragazzo fino a farlo desistere. Una vita salvata, forte emozione per i carabinieri che l’hanno accompagnato all’ospedale, a Melegnano, dopo aver avvisato la famiglia. Il bello del mestiere, che qualche volta raggiunge punte così alte e ripaga di tutti i sacrifici.
Da giugno sul territorio un gruppo di cittadini ha lanciato una petizione per installare barriere di protezione sul viadotto, tristemente famoso, come tutti gli altri passaggi sul fiume scelti da chi non vede più una via d’uscita. In un mese hanno raccolto 1.300 adesioni. "Un ponte non deve diventare un confine tra la vita e la morte", è il titolo dell’iniziativa. All’origine, una realtà dura da accettare, molto frequente, che scuote le comunità – Trezzo e Capriate - che ospitano il nastro d’asfalto che unisce la sponda milanese e quella bergamasca dell’Adda, scavalcato da tante, troppe persone, per l’ultimo salto.
Gli organizzatori chiedono barriere protettive o reti che impediscano di lanciarsi. La battaglia corre on-line. La piattaforma è change.org. Una prima tranche di richieste è già stata inviata alla Città Metropolitana, responsabile dell’infrastruttura, e in copia ai due Comuni. Misure simili, già adottate in molti altri contesti urbani, si sono dimostrate efficaci nel ridurre il rischio, soprattutto in luoghi ad alta accessibilità. La battaglia non si ferma qui: la raccolta firme prosegue anche in forma cartacea, porta a porta, coinvolgendo la cittadinanza e il territorio. "L’obiettivo è chiaro – spiegano gli organizzatori –: sensibilizzare l’opinione pubblica e ottenere risposte concrete dalle istituzioni, perché nessun’altra esistenza venga persa in quel luogo". Verrebbe da dire, non importa come, purché si riesca. A fermare il 21enne è stato l’abbraccio di un carabiniere in un momento drammatico.
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