Pioltello, lo scambio difettoso mandò fuori asse una carrozza del treno

Il precedente del 23 luglio 2017: un treno deragliò vicino alla stazione: 250 passeggeri illesi

Uno dei feriti estratto dai vagoni del treno deragliato

Uno dei feriti estratto dai vagoni del treno deragliato

Milano, 26 gennaio 2018 - Un incidente sullo stesso tratto ferroviario, solo pochi mesi fa. Era il 23 luglio quando un treno Trenord deragliò appena fuori dalla stazione di Pioltello: 250 passeggeri a bordo, in quella circostanza, per fortuna, illesi. Inevitabile nella giornata del cordoglio rileggere quell’episodio come inquietante prodromo di tragedia. Ma salvo il luogo, le circostanze e la dinamica (pure, quest’ultima, ancora in corso di accertamento) furono molto diverse. Il treno regionale 2627 per Bergamo aveva da poco lasciato la stazione pioltellese quando, si seppe poi per uno scambio difettoso, un carrello della prima carrozza andò fuori asse, provocando il deragliamento. Il bilancio si limitò a un grande spavento e a oltre duecento persone accompagnate con mezzi sostitutivi a destinazione.

Ritardi, certo, cancellazione di corse. Disagi. Solo dettagli nella giornata di ieri, quella dei morti, dei feriti a decine, della paura e dell’angoscia di centinaia di famiglie. Il Comune allora chiese chiarimenti e rassicurazioni con durezza. Ieri dagli amministratori pioltellesi solo parole di rispetto e cordoglio verso le vittime e i feriti. Della sicurezza che è mancata si parlerà molto a lungo poi. Nel registro incidenti della tratta Milano - Bergamo da annotare anche l’episodio della notte del 30 novembre scorso: un treno merci con mezzo cisterna inclinato fuori binario a Melzo, sull’area d’interscambio dell’hub intermodale, alla periferia dell’abitato. 

Si parlò di un rischio Viareggio-bis, e nelle ore del deragliamento l’area fu cinta d’assedio dalle squadre dei vigili del fuoco, che misero in sicurezza il sito, pronti a evacuare un intero quartiere: nel treno cisterna avrebbe potuto esservi, ma non c’era, l’altamente infiammabile acetato di butile. Nessuno sversamento, nessun rischio per le non lontane abitazioni.  E una macchina di soccorso che, anche in quel caso, fu poderosa e tempestiva. Nel giorno della morte sui binari il pensiero dei pioltellesi infine torna ad altri binari, ad altre lamiere trappola e a Donata Pepe, la «nonna coraggio», che nel disastro ferroviario di Andria, nel luglio 2016, rimase uccisa per aver fatto scudo con il proprio corpo al nipotino Samuele, di nove anni. Nonna e nipote erano su quel treno maledetto. 

Una prima tranche del viaggio di ritorno dalle ferie al Sud in Martesana, dove Donata viveva a Pioltello con il marito e il piccolo a Liscate, con mamma e papà. Il drammatico schianto fra gli ulivi stava accartocciando le lamiere del convoglio, e con esse decine di vite. La pioltellese Donata strinse Samuele in un abbraccio, e lo protesse dall’impatto, rimanendo stritolata. «Mi ha fatto - disse suo figlio -  il regalo più bello: ha salvato il mio bambino».

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