Tre anni di reclusione per aver palpeggiato il sedere di una passante. Arrestato il 31 luglio, è in cella da quattro mesi e per ora ci resterà. È finito così, in primo grado, il processo per violenza sessuale con rito abbreviato a Amadou Laye, ventottenne senegalese arrestato all’inizio di agosto per il suo gesto alle undici di mattina per strada, in corso Buenos Aires. All’altezza di via Ponchielli, sulle strisce pedonali, una donna aveva sentito sul didietro dita che la tenevano stretta come in una morsa. La giovane si era divincolata e girandosi di scatto aveva visto dietro di sé il ragazzo che le sorrideva ammiccando. "Fermati!", aveva urlato. E mentre lui allungava il passo iniziando a correre, a fermarlo erano intervenuti i carabinieri del Nucleo Radiomobile, attirati dalle grida della vittima, che aveva inseguito l’aggressore scattandogli anche foto col cellulare ed era stata aiutata da alcuni passanti, uno dei quali, un settantatreenne, aveva confermato l’accaduto ai militari.
La vittima aveva voluto subito denunciarlo: "Chissà quante donne, come me, hanno subìto le molestie, e chissà quante altre ne subiranno. Il mio vuole essere uno stimolo: bisogna denunciare sempre. Queste persone vanno fermate". Il molestatore, in Italia con regolare permesso, era stato arrestato.
Contro di lui ci sono precedenti denunce per atti osceni, tre e tutte per episodi avvenuti a bordo di vagoni ferroviari. Nessuna condanna penale, però. Ieri il pm Roberto Fontana ha chiesto per Saye un anno e 4 mesi, scarcerazione e obbligo di firma. Il gup Alessandra Cecchelli gli ha inflitto invece 3 anni, mantenendolo in cella. "Una decisione che dovrebbe lasciare allibiti anche i più strenui difensori dei diritti delle donne – protesta il suo difensore Alessandra Silvestri, che farà appello –. Se per un atto definito di minore gravità dallo stesso ordinamento vengono comminate pene del genere, si perde la proporzione con le sentenze per fatti ben più gravi".
M. Cons.