Travolte e uccise al casello. Il killer parla per la prima volta: ho provato a frenare

Amine Mohamed El Mir è stato interrogato per rogatoria dal gip di Piacenza. Rilievi e riprese sul posto lo smentiscono

Travolte e uccise al casello  Il killer: ho provato a frenare

Travolte e uccise al casello Il killer: ho provato a frenare

Milano, 21 marzo 2023 – Parla per la prima volta Amine Mohamed El Mir, il 39enne italiano di origine marocchina, che nella notte tra il 17 e 18 febbraio verso le 2.30, alla barriera autostradale Ghisolfa della A4 Milano-Torino, è piombato a velocità sostenuta contro la Lancia Musa con a bordo due donne, Laura Amato, 54 anni, e Claudia Turconi, 59 anni, morte nello schianto. Interrogato per rogatoria dal gip di Piacenza l’uomo, che è apparso lucido, ha provato a fornire una sua ricostruzione, sostenendo che voleva frenare. Nessun segno di frenata, invece, è stato accertato dalla polizia stradale di Novara e, come emerge dalle immagini registrate dalle telecamere di sorveglianza puntute sulla barriera, l’auto viaggiava a quasi 150 chilometri all’ora.

Intanto sul 39enne è stata disposta la perizia psichiatrica per valutare la capacità di intendere e volere al momento dei fatti. L’incarico ai medici legali sarà conferito giovedì 23. L’udienza si terrà davanti al gip di Milano Ileana Ramundo a seguito della richiesta del pm Paolo Filippini, titolare delle indagini condotte dalla polizia stradale di Novara. Nei giorni scorsi il giudice ha applicato per l’indagato, accusato di omicidio colposo plurimo, una misura di sicurezza per pericolosità sociale, con obbligo di ricovero nel reparto di psichiatria dell’ospedale di Piacenza e libertà vigilata per un anno. Il 39enne era risultato positivo a benzodiazepine e cannabis ed era in cura dal ‘95 con una diagnosi di "disturbi psicotici" a breve termine, ossia che possono durare da un giorno a diversi giorni. Il 16 febbraio aveva avuto una crisi, era arrivato all’ospedale di Piacenza dal quale, però, si era poi allontanato.

È ricomparso il giorno dopo all’aeroporto di Malpensa, dove avrebbe voluto prendere un volo per il Marocco. Ma vedendo le sue condizioni, è stato portato al presidio medico dove gli sono state somministrate una cinquantina di gocce di un farmaco con benzodiazepine. Poi è stato portato all’ospedale di Gallarate, ma anche da là se ne è andato. Ha chiamato un cugino e si è fatto portare a riprendere la macchina a Malpensa. Si è fermato in una piazzola di sosta e ha ripreso a guidare fino allo schianto al casello.

Gli inquirenti stanno approfondendo anche il fatto che l’uomo, malgrado i suoi disturbi, avesse la patente valida. Era pure stato dichiarato incapace di intendere e di volere per un precedente per rapina, lesioni e violenza privata.

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