
Luca Guerrini (al centro) e i colpi di pistola esplosi contro la sua auto
Milano – Se Luca Guerrini è vivo, è solo perché ha avuto fortuna. L’ultrà milanista, 27 anni, venerdì 9 maggio all’ora di pranzo è riuscito a sfuggire a un agguato in piena regola. Tre colpi di pistola esplosi mentre lui era in auto bloccato nel traffico di via degli Imbriani a Milano. Due si sono conficcati nella sua auto, mentre un terzo è rimasto in canna perché l’arma si è inceppata. La Direzione distrettuale antimafia di Milano ha già aperto un fascicolo sull’episodio. I pubblici ministeri Paolo Storari e Sara Ombra, che stanno coordinando la maxi inchiesta sulle curve di San Siro, ipotizzano i reati di tentato omicidio e detenzione illegale di armi.
Secondo le prime ricostruzioni della Squadra mobile della Polizia, due persone a bordo di uno scooter, entrambe vestite di scuro e con casco integrale, hanno affiancato l’auto di Guerrini. Il passeggero ha esploso tre colpi con una scacciacani modificata calibro 9, ma solo due hanno raggiunto il veicolo. Al terzo tentativo, l’arma si è inceppata. Il giovane ultrà è riuscito a uscire dall’auto illeso e scappare a piedi.
Chi è Luca Guerrini
Guerrini non è un nome qualunque negli ambienti del tifo organizzato milanista. È infatti legato a Luca Lucci, il capo della curva Sud attualmente in carcere dal 30 settembre scorso, dopo il maxi blitz di Polizia e Guardia di Finanza sui leader delle curve di San Siro. Il giovane è anche titolare di un negozio di tatuaggi e barberia appartenente alla catena Barber Italian Ink, gestita dallo stesso Lucci.
La bandiera e gli striscioni
Un dettaglio significativo emerso durante le indagini è il ritrovamento, all’interno di uno zaino nel bagagliaio dell’auto di Guerrini, di una grande bandiera e uno striscione della curva milanista. Il ventisettenne ha piccoli precedenti per furti ed era stato sottoposto a Daspo – il divieto di accesso alle manifestazioni sportive – fino a qualche mese fa, in seguito alle indagini su uno striscione intimidatorio piazzato sotto casa del giocatore dell’Inter Federico Dimarco. L’episodio risale al periodo successivo al derby di Champions del 2023, quando Dimarco aveva intonato in campo un coro provocatorio contro i milanisti.
Le indagini e l’ombra dell’agguato ad Anghinelli
Dopo l’agguato, Guerrini è stato ascoltato dagli investigatori, che stanno analizzando le telecamere della zona e anche una dashcam installata su un’auto che si trovava in strada al momento dell’attacco. La dinamica ricorda da vicino il tentato omicidio dell’ultrà milanista Enzo Anghinelli, che riuscì a salvarsi nonostante fosse stato colpito alla testa.

Il caso si inserisce in un contesto più ampio di indagini sulle curve milanesi. Proprio oggi, nell’aula bunker di piazza Filangieri, nel processo abbreviato sul caso curve, sarà nuovamente ascoltato a porte chiuse Luca Lucci, che ha già risposto alle domande dei difensori in due precedenti udienze. Lucci è accusato, tra le altre cose, anche del tentato omicidio di Anghinelli avvenuto nel 2019, in qualità di presunto mandante.
Intanto, nell’aula bunker
Parallelamente, al Palazzo di Giustizia di Milano è in corso l’interrogatorio di Mauro Russo, ex esponente della curva Nord interista, ex socio di Paolo Maldini e Bobo Vieri (estranei all’inchiesta) e presunto intermediario nell’estorsione sul business dei parcheggi attorno allo stadio. Russo è attualmente ai domiciliari, difeso dall’avvocato Danilo Buongiorno, ed è stato arrestato con altre sei persone nei giorni scorsi in un altro filone delle indagini della Procura diretta da Marcello Viola. Le indagini milanesi su questo nuovo episodio legato al mondo delle curve continuano a scavare sui business, altri affari e sulle dinamiche di riorganizzazione degli ultras dopo l’arresto di Lucci.