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Terrorismo telefonico contro i dipendenti di Inps Servizi: come mai arrivano le chiamate indesiderate

L’ente previdenziale si è attivato, inviando una segnalazione al Garante della Privacy, ma il “bombardamento” continua. I numeri appartengono a utenze in Nigeria, Pakistan, Bangaldesh e India

A sinistra, la schermata di uno smartphone dopo l'arrivo di una delle chiamate indesiderate

A sinistra, la schermata di uno smartphone dopo l'arrivo di una delle chiamate indesiderate

Milano, 11 febbraio 2025 – Un caso di scuola nel panorama sempre più ampio del cosiddetto terrorismo telefonico. È la vicenda che coinvolge i dipendenti di Inps Servizi spa, società controllata dall’istituto di previdenza con circa tremila lavoratori, cento dei quali solo a Milano, che si occupano di fornire assistenza a distanza nelle pratiche di competenza dell'Inps.

Oltre a essere impegnati in una mobilitazione per la richiesta di retribuzioni più adeguate – al momento ricevono uno stipendio di circa 700 euro al mese – gli operatori sono anche alle prese con un noioso “bombardamento” telefonico. Decine e decine di sms, messaggi whatsapp e chiamate provenienti da Paesi africani e asiatici. Il copione è sempre lo stesso. Una prima richiesta di contatto, in arrivo da un numero ovviamente sconosciuto e non presente in rubrica. A cui seguono, anche dopo il blocco della prima utenza, squilli a tutte le ore. Ma come è potuto succedere?

Le origini 

La pioggia di chiamate e messaggi, hanno fatto sapere fonti dell’azienda, è figlio di un attacco hacker subìto dai sistemi informatici di Inps servizi nel novembre dell’anno scorso. I tentativi di violazione di server e dispositivi in uso all’istituto non hanno avuto, almeno apparentemente, alcun effetto sulla funzionalità della società di assistenza alla cittadinanza

Da allora, però, sono iniziati i problemi per i suoi dipendenti, con l'avvio della tempesta di messaggi e chiamate con voce preregistrata, in arrivo da Paesi come Nigeria, Bangladesh, Pakistan e India.

Il “furto”

Il motivo? Nel corso dell’attacco informatico, infatti, i criminali tecnologici sono riusciti a violare l’archivio in cui sono custoditi i dati del maxi-concorso del 25 maggio 2022.

L’incursione ha permesso ai suoi autori di fare incetta di dati sensibili, dagli estremi anagrafici dei partecipanti fino ai contatti personali, compresi i numeri di telefono. È andato in scena, di fatto, un vero e proprio furto di dati, ovviamente riservati, che si sono trasformati in materiale alla mercé dei terroristi telefonici. I quali, successivamente, hanno adottato la classica tecnica della “pesca a strascico”. Chiamate su chiamate, messaggi su messaggi. Nella speranza che qualcuno sulle centinaia di persone tormentate, prima o poi, ceda.  

Inps si è attivata per porre un rimedio alla situazione, cercando di sollecitare una messa in sicurezza dei dati, con l’invio di una segnalazione al Garante della privacy. Le telefonate, però, al momento continuano ad arrivare. Non resta che attendere.