ANNA GIORGI
Cronaca

Boeri "Io non cementifico"

L’archistar difende il modello Milano "Basta campagne denigratorie" .

L’archistar difende il modello Milano "Basta campagne denigratorie" .

L’archistar difende il modello Milano "Basta campagne denigratorie" .

"Amo questa città. Sono un architetto e non un cementificatore". A dieci giorni dal terremoto politico-giudiziario che ha scosso Palazzo Marino e l’urbanistica milanese, parla, ma solo sui social, Stefano Boeri, l’archistar padre del pluripremiato Bosco Verticale, presidente della Triennale, prestigiosa istituzione culturale riconosciuta a livello internazionale. Boeri è di nuovo indagato, stavolta nell’inchiesta sul presunto "sistema urbanistico deviato". L’accusa è induzione indebita, in sostanza avrebbe fatto pressioni per condizionare la commissione per il Paesaggio e spingerla, dopo due rigetti, a un parere favorevole sul Pirellino di cui lui era progettista per incarico di Manfredi Catella, ceo di Coima. Boeri è già indagato anche in altri due procedimenti ancora pendenti: turbativa d’asta e false dichiarazioni per il caso della Biblioteca europea di informazione e cultura (Beic) e per abuso edilizio sul progetto Bosconavigli, il clone in versione “pop“ del Bosco Verticale che trova casa in zona Navigli.

L’archistar dopo la terza indagine aveva, quindi, scelto il silenzio, negando dichiarazione anche per il tramite dei suoi legali, per poi ripensarci e affidare a Instagram e Facebook un lungo sfogo, all’indomani della pubblicazione di chat estrapolate da conversazioni con gli altri indagati di questa maxi inchiesta, compresi quelli scambiati con il sindaco Beppe Sala.

"Nei giorni scorsi sono stato oggetto di una violenta campagna diffamatoria, dovuta alla diffusione di una serie di frammenti decontestualizzati di miei messaggi privati, trasmessi (sottointendendo dal fronte procura) agli organi di informazione prima che ai miei legali e al sottoscritto. Una situazione incresciosa, non nuova in Italia, che sull’onda di un processo mediatico trasforma in colpevole chi, come nel mio caso, è semplicemente coinvolto in un’indagine preliminare", scrive Boeri, che aggiunge: "Resto convinto che l’unica sede di un qualsiasi processo debba essere il Tribunale. Per questo ho deciso nei giorni scorsi di non rilasciare dichiarazioni, lasciando ai miei avvocati il tempo necessario per istruire una solida difesa. Mi sono tuttavia reso conto - prosegue - che questo mio silenzio ha lasciato spazio a troppi dubbi e malevole interpretazioni". Complesse le dinamiche di uno scandalo politico che ha un notevole peso giudiziario, così quel “warning“ espresso da Boeri in un messaggio al sindaco Sala perché la Torre Botanica continuava a essere bocciata era parsa (anche alla Procura) una pressione, addirittura una velata minaccia. "Era solo un vivo allarme per l’operato della Commissione paesaggio - scrive ora l’archistar sul Instagram - che continuava a bocciare il progetto adducendo ragioni che non avevano nulla a che vedere con i suoi compiti".

La battuta sui "troppi senzatetto a Milano", invece, Boeri la definisce "comunicazione privata di una malevola battuta". L’archistar, infine, ritiene che sia stata "danneggiata la sua reputazione" e ricorda che quello che ha fatto come architetto è sotto gli occhi di tutti. Conclude con una riflessione che difende Milano: "Certamente oggi serve una più incisiva politica di redistribuzione delle ricchezze che Milano attrae e troppo spesso concentra in spazi e ambienti ristretti ed esclusivi. Ma certo - al netto di una opportuna indagine su eventuali illegalità - non serve all’Italia la demolizione di un modello, quello milanese, di governo della complessità urbana. Un modello che da almeno venticinque anni ha saputo produrre, grazie ad una serie di straordinarie accelerazioni, ricchezza per un intero Paese".