
Sueli Barbosa Leal morta dopo essersi gettata dal quarto piano del suo appartamento per sfuggire a un incendio (Foto/Vigili del fuoco)
Milano, 5 giugno 2025 – Poco dopo l’una, Michael S.P. è entrato al bar “Caffè degli artisti” di viale Abruzzi 23, si è avvicinato al bancone e ha ordinato una birra, per poi uscire. Negli stessi minuti, il primo mezzo dei vigili del fuoco è arrivato a sirene spiegate a circa cinquecento metri da lì – probabilmente passando davanti al quarantacinquenne brasiliano – per tentare di salvare la vita alla compagna connazionale Sueli Barbosa Leal, chiusa nel bilocale in cui i due convivevano al civico 64 della stessa strada. Un bilocale reso incandescente da un incendio divampato troppo rapidamente per far pensare a un cortocircuito o in generale a un evento accidentale. Non ci sono riusciti perché la donna, operatrice sociosanitaria dell’Istituto nazionale dei tumori, si era già lanciata dal quarto piano in un estremo tentativo di scampare alle fiamme: è morta alcune ore dopo il ricovero al Fatebenefratelli. Il sopralluogo degli specialisti della Scientifica e del Nucleo investigativo antincendi ha rilevato danni devastanti da “flashover”, vale a dire un rogo che in un amen ha saturato gli ambienti e impedito qualsiasi reazione a Sueli.
Danni che hanno fatto immediatamente pensare a un innesco con accelerante. S.P. è stato portato in Questura per essere sentito dagli investigatori della Squadra mobile, guidati dal dirigente Alfonso Iadevaia e dal funzionario Francesco Giustolisi. Nel corso della giornata, che si è conclusa con l'interrogatorio della pm Maura Ripamonti, l’uomo si sarebbe contraddetto su alcuni punti, alimentando i sospetti su un suo coinvolgimento diretto nella tragica fine della compagna. Prima di mezzanotte, è stato sottoposto a un fermo di indiziato di delitto per omicidio volontario aggravato e incendio doloso. L’uomo non ha confessato.
Ecco le incongruenze che lo avrebbero incastrato. Nelle dichiarazioni rese subito agli agenti delle Volanti, il brasiliano avrebbe riferito di essere uscito di casa diverso tempo prima del momento in cui è divampato il rogo; tuttavia, le immagini di una telecamera installata nei pressi dello stabile raccontano che S.P. è uscito poco prima che scoppiasse l'incendio. E ancora: in un primo momento, il quarantacinquenne avrebbe detto di aver chiuso la porta, salvo poi affermare di averla lasciata aperta. La porta era chiusa a chiave: il primo vigile del fuoco intervenuto ha provato ad aprirla, nonostante le temperature elevatissime, ma la maniglia non ha girato; è stato necessario sfondare il muro per accedere all’abitazione.
L’uomo aveva con sé un mazzo di chiavi, ma di quello di Sueli non c’è traccia. Due le alternative. La prima: è andato distrutto nel rogo, sepolto sotto le macerie roventi. La seconda: l’uomo se l’è portato con sé. Fino alla tarda serata di ieri, gli specialisti della Omicidi hanno lavorato per cercare elementi che confermassero l'ipotesi della prima ora. Poi sono scattate le manette e il trasferimento a San Vittore, in attesa dell'udienza di convalida.