
Casa e lavoro aiutano gli ex carcerati a non commettere nuovi reati: lo studio
Milano – Progetti per l’inserimento lavorativo di detenuti o persone in esecuzione penale esterna, percorsi di accoglienza abitativa temporanea fuori dal carcere e interventi educativi, uniti alle terapie per tossicodipendenze e problemi psichici, riducono il rischio di recidiva.
L’81,1% delle persone che hanno svolto un tirocinio, sei mesi dopo la fine del percorso ha conservato un impiego, per il 75% nello stesso settore. Sul fronte della casa, l’accoglienza temporanea è stata un trampolino per trovare una soluzione abitativa indipendente per il 41% dei partecipanti ai progetti, mentre solo il 12% ha perso l’alloggio al termine del servizio. Un sistema scandagliato da una ricerca, unica in Italia, condotta da Icrios Bocconi per Regione Lombardia, per misurare l’impatto delle risorse regionali ed europee spese (28.580.000 euro dal 2016 per la presa incarico di 22.627 persone, adulti e minori) per finanziare un centinaio di progetti conclusi nel 2023 e rivolti al reinserimento sociale, proprio per ridurre il rischio di recidiva e di ricaduta nella spirale della criminalità. Investimenti che, in sostanza, sono stati utili per evitare la commissione di nuovi reati. "L’impatto è stato positivo – spiega il professor Filippo Giordano, che con il collega Francesco Perrini ha condotto la ricerca Icrios Bocconi – e per questo a nostro avviso le risorse, di fronte a un aumento delle persone sottoposte a provvedimenti dell’autorità giudiziaria, andrebbero incrementate. Cresce il bisogno, ma i fondi sono rimasti invariati. Ad esempio gli interventi per l’housing, tra i più costosi, si sono rivelati fondamentali e abilitanti. Quelli per l’inserimento lavorativo hanno avuto successo, in maggior misura per persone partite in condizioni di svantaggio, come gli stranieri e le donne, livellando le differenze iniziali".Un tema che sarà al centro di un convegno, con docenti e magistrati, organizzato dalla Bocconi.

Come è stato misurato l’impatto dei progetti e delle risorse spese? L’analisi d’impatto si è focalizzata sugli interventi del periodo 2021-2023 che hanno riguardato 7.767 beneficiari, di cui il 71,1% adulti e il 28,9% minori. Il 45,9% dei destinatari si trovava in esecuzione penale esterna, il 43,7% erano stranieri, mentre le donne rappresentavano il 13,2% del totale. I ricercatori hanno scelto di focalizzarsi su un periodo relativamente breve, monitorando attraverso questionari anonimi, raccolta e analisi dei dati, la vita dei partecipanti a sei mesi dal termine del programma. "La massima efficacia del percorso lavorativo si rileva sotto i 40 anni – evidenzia la ricerca – d’altro canto, non sono i giovanissimi a trarne i più grandi benefici ma le classi d’età intermedie. I soggetti affetti da dipendenza ottengono particolari benefici lavorativi (il tasso di miglioramento è del 20,7% più alto che per i non tossicodipendenti), rappresentati dalla riduzione del gap nel tasso di assunzione a 6 mesi dalla misura. Si tratta di una misura che favorisce l’equità, andando a eliminare differenze strutturali preesistenti". Per ogni mese di tirocinio in più, la probabilità di mantenere un impiego al termine aumenta del 7,4%, come anche i benefici penali conseguenti alla frequenza dei percorsi. Di coloro che hanno beneficiato dell’assistenza abitativa, il 34,6% ha avuto accesso a interventi di carattere lavorativo, il 39% a percorsi terapeutici, mentre addirittura l’82,4% ha partecipato a interventi educativi.
“Queste statistiche mettono in luce uno degli aspetti fondamentali dell’housing temporaneo – spiega Giordano – ovvero la sua natura abilitante: la casa è il punto di partenza per l’accesso a qualsiasi percorso riabilitativo offerto in misura esterna, la sua efficacia dipende soprattutto dall’associazione con un pacchetto di interventi completo". Sul capitolo della giustizia minorile, finita sotto la lente anche dopo il caso Beccaria, tra gli aspetti più efficaci dei percorsi c’è "la capacità di ristabilire legami positivi con la famiglia nei più giovani". Anche le attività di supporto alla genitorialità producono effetti positivi, aumentando il tasso di completamento del percorso (+24,6%). Al contrario, i lavori di pubblica utilità "sembrano produrre risultati avversi sulla condizione di esecuzione della pena dei soggetti a cui sono rivolti (-8,9%)".