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Milano, studenti occupano la Statale: “Basta legami tra università e industrie belliche”

L’organizzazione comunista “Cambiare Rotta” ha preso uno spazio dell'ateneo per protestare anche contro le multinazionali e il modello “eccellenza” rivolto al profitto

Gli studenti dell'organizzazione Cambiare Rotta che hanno occupato la Statale

Giovedì mattina, nella Giornata internazionale degli studenti, un gruppo di giovani studentesse e studenti dell’organizzazione comunista “Cambiare Rotta” hanno occupato un’aula dell’Università Statale di Milano per protestare contro i legami tra atenei, industrie della guerra e aziende multinazionali.

Il gruppo ha occupato l’infrachiostro tra il cortile Ghiacciaia e il cortile Legnaia della sede universitaria di via Festa del Perdono, esponendo alcune bandiere. Appena pochi giorni prima, un altro gruppo di studenti aveva manifestato davanti alla sede di Assolombarda, l’associazione regionali degli industriali, contro lo sfruttamento dei giovani lavoratori e contro l’alternanza scuola-lavoro.

L’occupazione della Statale vuole essere per gli studenti “un segnale forte e chiaro contro un'università che, dagli accordi di collaborazione con le industrie della guerra e dell'inquinamento ambientale passando per la totale subordinazione agli interessi delle aziende private e delle multinazionali, caso esemplare il Job Fair, fino ad arrivare alla completa chiusura degli spazi di agibilità democratica e di dissenso, è parte integrante di un modello di società che ha condannato le giovani generazioni a una crisi di prospettive permanente”.

E sottolineano: “Davanti a un'istituzione universitaria che non svolge la funzione di emancipazione sociale e collettiva e di formazione di un pensiero critico che dovrebbe avere, ma che anzi si fa incubatore del pensiero dominante, gli studenti e le studentesse di Milano, sulla scia delle mobilitazioni universitarie delle ultime settimane, si organizzano fin dall'interno del loro ateneo per combattere il modello “eccellenza” rivolto soltanto al profitto e per portare avanti un'alternativa di rottura, fuori dai paradigmi di questo modello. Contro l'università della crisi è tempo di cambiare rotta”.