SIMONA BALLATORE
Cronaca

Milano Statale, la rettrice Marina Brambilla: “Creare un ‘ateneo europeo’ e dare più posti letto agli studenti”

Sulle occupazioni pro-Palestina: “Le ‘acampade’ sono legittime, ma va rigettata ogni forma di violenza e prevaricazione”. I progetti della neoeletta: “Creare cittadini che capiscano la complessità”

La rettrice Marina Brambilla, dell'Università degli studi di Milano

La rettrice Marina Brambilla, dell'Università degli studi di Milano

“In questo periodo storico complesso, gli atenei hanno l’opportunità di diventare fari di conoscenza e di azione etica, guidando il cambiamento positivo a livello locale e globale”. A sottolinearlo è la rettrice neoeletta Marina Brambilla, che dal primo ottobre guiderà l’università Statale di Milano.

Che ruolo può e deve avere un’università come la Statale in Europa?

"Il nostro compito è formare cittadini in grado di valorizzare le differenze e il dialogo, dando loro strumenti per capire la complessità della realtà. Troppo spesso le polarizzazioni sterili nascono dalla semplificazione, dalla superficialità, da una visione parziale. Le università europee possono essere un baluardo della promozione dei valori europei di democrazia, diritti umani e dello stato di diritto, integrando questi principi nei programmi educativi e nelle attività di ricerca. L’ecosistema interdisciplinare della Statale è ideale per questo tipo di contributo".

Premi alla ricerca, Pnrr, Next Generation EU: in questi anni non sono mancate le risorse. Che fare per non disperderle?

"Abbiamo stabilito obiettivi specifici e misurabili a lungo termine. Nei prossimi anni intendo incentivare le partnership tra università, centri di ricerca, imprese e enti pubblici, per massimizzare l’impatto dei progetti Pnrr, sfruttare sinergie e condividere risorse. Bisogna facilitare il trasferimento dei risultati della ricerca al settore industriale con incubatori, acceleratori e uffici di trasferimento tecnologico".

In cosa l’Europa dovrebbe sostenere di più gli atenei?

"L’Europa sta facendo molto nel tracciare spazi per la ricerca e la didattica. Credo vadano incrementate le iniziative dedicate agli studenti, un loro maggiore coinvolgimento è necessario per creare una rete universitaria europea veramente coesa. Auspichiamo un ulteriore rafforzamento di programmi come Horizon Europe, per finanziare progetti di ricerca avanzata. Il supporto è fondamentale anche per la mobilità degli studenti, dei ricercatori e del personale. Senza perdere mai di vista un obiettivo: garantire che l’istruzione superiore sia accessibile a tutti, indipendentemente dalle condizioni socioeconomiche".

Fate parte della rete 4E u+ con Heidelberg, Sorbona, Varsavia, Copenhagen e Charles di Praga: a che punto è la creazione di un’università europea?

"È essenziale alla formazione di una cittadinanza europea. Occorre superare gli ostacoli posti da una burocrazia che a volte sembra invincibile e creare uno spazio europeo nel quale i giovani si possano riconoscere e realizzare. Sono già stati avviati progetti pilota, programmi di laurea congiunti e doppi titoli, corsi online condivisi e piattaforme di e-learning, mobilità semplificata per personale e studenti. Ci sono criticità da risolvere come la necessità di allineare i sistemi di istruzione superiore e di assicurare risorse a lungo termine. Ambizioso, ma fattibile".

Brexit ha spostato il baricentro: si guarda con più favore l’Italia e Milano. Come essere ancora più attrattivi?

"La nostra offerta didattica è sempre più ampia e competitiva, arricchita da diversi corsi di laurea erogati in lingua inglese. Per attrarre studenti dall’estero è importante ampliare l’offerta di posti letto sia nell’ambito del diritto allo studio, sia per gli studenti che non rientrano nei limiti Isee previsti".

Siamo a poche settimane dal voto: come incoraggiare gli studenti a partecipare di più?

"Vanno ascoltati e coinvolti, non solo in periodi elettorali. L’attualità dimostra che sono tutt’altro che disattenti ma il loro messaggio è spesso venato di sfiducia nei confronti delle istituzioni. Dobbiamo saper leggere i loro bisogni, dare risposte e fare di più con loro. Incoraggiare la partecipazione elettorale richiede uno sforzo coordinato che combina educazione, facilità di accesso, coinvolgimento diretto e la creazione di una cultura partecipativa".

Gli atenei sono al centro del dibattito sul conflitto israelo-palestinese, come affrontare la situazione in uno scenario geopolitico complesso?

"Le recenti proteste, come le “Acampade” milanesi, mostrano che c’è un forte desiderio tra gli studenti di impegnarsi attivamente su queste tematiche. L’università non può non riconoscere la legittimità del loro diritto a confrontarsi e a fare sentire la loro voce. Deve dare il proprio contributo offrendo approfondimenti scientifici, dando spazio a una trattazione pluralista. Mai abdicare al dialogo. Ma la protesta deve restare sempre entro il confine del confronto civile, per quanto acceso, e va rigettata ogni forma di violenza e prevaricazione".

Domani in Statale si parlerà di “Diritti, politica e processi di integrazione” con Romano Prodi: che segnale vuole dare l’università?

"La Statale è e deve restare un riferimento culturale centrale in città e aprirsi sempre di più. L’incontro con Romano Prodi, attesissimo anche dai nostri studenti, dimostra l’impegno nel promuovere il dibattito su questioni fondamentali per la società contemporanea. L’università non solo arricchisce la propria comunità accademica, contribuisce al progresso e alla coesione sociale".