"Lo stadio del Milan a San Donato? Un’opera dannosa, tanto più in un contesto come la Lombardia, regione tra quelle col più alto consumo di suolo in Italia. Mi auguro che l’iter si fermi". Dopo i comitati locali, che si sono organizzati con sit-in e raccolte di firme, a prendere posizione contro la realizzazione di un’arena da 70mila posti nell’area San Francesco è la Cia (Confederazione italiana degli agricoltori), organizzazione con circa 900mila iscritti in Italia, 10mila dei quali in Lombardia.
"Costruire un impianto di quelle dimensioni, a fronte di una struttura già esistente come lo stadio di San Siro, è un non-senso. Oltretutto, siamo a soli 800 metri dall’abbazia di Chiaravalle, un’oasi di bellezza che andrebbe preservata in tutta la sua unicità – osserva Paola Santeramo, direttrice lombarda della Cia –. È la stessa Unione europea a chiederci un impegno concreto per un utilizzo sostenibile del suolo: il progetto dello stadio, invece, va nella direzione opposta. Pensare che lo sviluppo economico di un territorio passi attraverso un aumento del traffico e dell’impatto ambientale corrisponde a una visione datata". Da qui l’auspicio che le istituzioni, a partire dal Comune di San Donato, "possano ripensarci, finché si è ancora in tempo".
La posizione della Cia è in linea con quella di chi ritiene lo stadio troppo impattante sul piano ambientale e della qualità di vita. Sul territorio c’è, però, anche chi è favorevole alla costruzione dell’impianto: su Facebook il gruppo “Vogliamo lo stadio del Milan a San Donato Milanese“ conta 650 iscritti; altri cittadini sono d’accordo, benché non facciamo parte di gruppi social, o movimenti di opinione.
Intanto, prosegue l’iter tecnico-burocratico per la presa in esame del programma urbanistico presentato dai rossoneri. A luglio si è costituito il Comitato per l’accordo di programma, un tavolo inter-territoriale chiamato ad approfondire il progetto; avviata anche la procedura di Vas, Valutazione ambientale strategica.