
Il Real Refugees Realmonte
Milano – Un progetto straordinario, un’avventura durata cinque mesi e oggi la fine del percorso con un momento emozionante per l’Associazione Francesco Realmonte Ets, che sostiene giovani rifugiati nel loro cammino di integrazione attraverso l’apprendimento della lingua, di competenze pratiche e lo sport. Dal 25 gennaio 2025, giorno in cui è ufficialmente nata la squadra Real Refugees Realmonte, a oggi 25 maggio 2025, quando all’Allianz Stadium di Torino si giocherà la Partita del Cuore, a conclusione dell’iniziativa denominata Acsi Football League.
L’ultimo atto, dopo mesi di allenamenti e sfide amichevoli, offrirà ai ragazzi l’opportunità di vivere l’emozione di giocare in uno dei templi del calcio. Un’occasione unica che li vedrà protagonisti al fianco di grandi leggende del pallone, in un contesto straordinario, con Filippo Galli, ex bandiera del Milan, a guidarli dalla panchina. “Negli ultimi mesi ho avuto modo di conoscere e seguire questi ragazzi e posso dire che è stata un’esperienza emozionante che mi ha tanto arricchito dal punto di vista umano”, racconta l’ex difensore.
L’occasione per incontrare il mister e la squadra pochi giorni fa, nell’ultima amichevole disputata sui campi del Centro sportivo del Cimiano contro la formazione biancorossa under 21. Il Real Refugees si è imposto 3-2 sotto il diluvio, e dopo il primo tempo in panchina a incitare la squadra, l’ex difensore rossonero si è accomodato in tribuna dove c’era tanta gente a seguire questi ragazzi di età compresa fra i 20 e i 25 anni. Tutti felici come bambini per il solo piacere di rincorrere il pallone.
“Sono davvero tutti bravi ragazzi, ospitati nei vari centri di accoglienza. Molti di loro sono arrivati qui senza conoscere il loro destino dal Gambia o dal Senegal, qualcuno dal Sudamerica - racconta Galli -. Il calcio è un buon motivo per distrarsi, nel mio piccolo ho provato ad aiutarli non solo dal punto di vista calcistico. Qualcuno ha buone basi, guarda lì quel ragazzo come ha calciato bene la punizione.... Altri devono lavorare parecchio, non reggono tutta la partita, ma questo aspetto è di secondaria importanza. Volevamo che si creassero relazioni fra di loro, in un progetto di crescita. Poi certo, erano attenti e desideravano solo imparare. Ed essere seguiti. Ma sono tutti volenterosi, ed è un piacere vederli in gruppo. Ed è giusto che si prendano una bellissima vetrina come quella dell’Allianz Stadium. Con la speranza che poi possano proseguire questo percorso”.
Per i ragazzi rifugiati arrivati in Italia con il sogno di un futuro migliore sono stati comunque mesi intensi, sin dal primo allenamento a fine gennaio. Lì si è cominciato a costruire uno spirito di squadra condiviso vivendo insieme la passione per il calcio, elemento fondamentale per un certo percorso di integrazione e crescita. L’obiettivo dell’ambizioso progetto, ovvero quello di sviluppare nei ragazzi fattori interni e esterni di resilienza attraverso lo sport (come l’apprendimento delle regole, la socializzazione e il rafforzamento emotivo) è stato raggiunto. E tutti hanno messo in campo energie individuali e collettive promuovendo la resilienza, forma di protezione sociale dal disagio e l’emarginazione delle fasce più svantaggiate. Tutto ciò grazie anche al supporto di un team di giovani provenienti dalla facoltà di Scienze motorie dell’università Cattolica, capitanato da Simone Mariano, allenatore della squadra a 11 maschile dell’università.
E oggi tutti a Torino per la partita simbolica, “il goal del cuore”, quello che può aiutare a rinascere. E che servirà per raccogliere fondi destinati a progetti concreti che possano supportare la loro integrazione e aiutarli a costruire una vita migliore, lontano dalle ombre del loro passato.