Milano – “Sofia ha lasciato Zaccaria perché non ce la faceva più: lo voleva lasciare da circa tre anni, lui aveva una vita piuttosto complicata – racconta A., la sua amica del cuore ai carabinieri – Si lasciavano per qualche mese e poi si riprendevano".
Stavolta la studentessa ventenne aveva deciso di chiudere davvero, esasperata dalla gelosia e dall’ormai "intollerabile possessività" del ventitreenne italo-marocchino, che i genitori avevano accolto in casa come un terzo figlio ai tempi del Covid ma che a inizio luglio lei aveva deciso di allontanare definitivamente.
Pedinamenti e tormenti
Lui non si è mai rassegnato alla fine della relazione: "Spesso Zaccaria seguiva Sofia, ci seguiva in discoteca, quando uscivamo, mi contattava spesso per chiedermi informazioni su Sofia", prosegue A., che sabato mattina era in casa quando Atqaoui, appostato da mezzanotte e mezza nell’armadio a piedi scalzi, ha afferrato un coltello in cucina (dopo averne scartato un altro "con la punta spezzata e la lama seghettata che non era adatto") e ha aggredito la ventenne Sofia Castelli nel sonno, colpendola almeno quattro volte alla gola.
La scoperta dell’orrore
“Quando mi sono addormentata, erano le 6 circa: non ho sentito rumori – riferisce ancora A. – Mi sono svegliata alle 9 circa perché mi ha telefonato mia madre. Stavo guardando Instagram quando in casa sono entrati i carabinieri". È in quel momento che anche lei scopre l’orrore: nella stanza di fianco c’è l’amica morta, avvolta da lenzuola sporche di sangue.
Zakaria è già stato preso in consegna dai militari della Tenenza di Cologno Monzese, dopo essersi diretto verso il Comando della polizia locale per confessare di aver assassinato la ex.
E qualche ora, davanti al pm Emma Gambardella, rilascia la sua confessione, in gran parte confermata tre giorni dopo nell’interrogatorio del gip Elena Sechi; che ieri ha disposto per il giovane la custodia cautelare in carcere, con l’accusa di omicidio aggravato da premeditazione, utilizzo del mezzo insidioso (il nascondiglio nell’armadio) e futili motivi della "gelosia".
Le parole del gip
Per il giudice, Atqaoui ha mostrato "un’evidente mancanza di controllo dei propri impulsi violenti" e reso dichiarazioni "connotate da profili di illogicità e tese a limitare la gravità del comportamento tenuto, tentando di accreditare la tesi di un ‘raptus’ momentaneo, determinato unicamente dal comportamento a suo dire incoerente di Sofia, che lo avrebbe illuso rispetto alla speranza di poter riprendere la relazione e poi definitivamente allontanato".
Le amiche hanno raccontato un’altra verità: la ventenne aveva preso la sua decisione, nonostante in passato Zakaria avesse usato pure il ricatto del suicidio per costringerla a tornare sui suoi passi.
Stalker da manuale
Il ventitreenne ha continuato a perseguitarla: la seguiva ovunque, si presentava nei locali che lei frequentava, ne monitorava i social. Come sabato notte, quando, appostato in casa dopo aver rubato un mazzo di chiavi in una delle incursioni del giorno prima, ha scoperto da Instagram che Sofia e le amiche stavano andando al "The Beach".
Alle 3, il suo coinquilino ha scritto ad A. per dirle di "bloccargli tutte le stories, affinché lui non scoprisse i luoghi dove eravamo". Troppo tardi. Zakaria è già lì, con un obiettivo preciso: "Volevo cogliere sul fatto Sofia e R.", il ragazzo che aveva aggredito una settimana prima in discoteca – perché, secondo l’altra amica L., "riteneva avesse mostrato attenzioni nei confronti di Sofia" – e che pensava avesse preso il suo posto (dopo aver spiato una chat tra i due).
E invece la ex è tornata a casa all’alba con A. Ha atteso che le due andassero a letto, in stanze separate, ed è entrato in azione: "Sofia dormiva. Sono tornato in camera da letto e l’ho accoltellata. Non l’ho svegliata. L’ho colpita mi sembra tre volte sul collo".