
Giulia, moglie di Simone Pantalei, in sella a una delle cargo bike di famiglia
Milano, 7 febbraio 2024 – “Mi è capitato di percorrere in bicicletta il ponte della Ghisolfa e fa davvero paura, soprattutto se hai con te i bambini. Dispiace per la decisione del ministero dei Trasporti: quei cartelli si vedono già in alcuni Comuni e... sì, da ciclista mi sentirei più sicuro se ci fossero". Simone Pantalei è un pedalatore di città: "Faccio 10 chilometri al giorno, tutti i giorni. A Milano non uso quasi mai altri mezzi: muoversi in auto mi sembra stupido". Pedalando va ovunque: "In bici accompagno i miei figli a scuola, in bici vado al lavoro, in bici, spesso, faccio la spesa e le commissioni". Di figli ne ha ben quattro. Elisa è la più grande, ha 10 anni, Michele è il più piccolo, ne ha soltanto 2. Nel mezzo ci sono Marta, di 9 anni, e Caterina, di 4.
Il suo “destriero”
Lui li accompagna a scuola tutti e quattro: "Uso una cargo-bike, una di quelle biciclette che davanti hanno un cassone e due ruote laterali. Grande, goffa, aiuta a tenere gli automobilisti a distanza di sicurezza". I bambini stanno tutti lì, nel cassone. "Fino al 2019 – racconta Simone – avevamo due auto poi ne abbiamo venduta una e l’abbiamo sostituita con due cargobike: una da quattro posti, quella che uso io, e una da due posti perché non sempre io e mia moglie Giulia dobbiamo portare tutti e quattro i figli negli stessi luoghi".
Una scelta radicale, la sua e quella di Giulia. Anzi: "Una scelta ponderata", preferisce definirla Simone. "Abbiamo deciso di dare ai nostri figli un modello di vita alternativo da portare avanti, di renderli consapevoli dell’esistenza di un altro modo di muoversi in città. Un modo sostenibile da più punti di vista e salutare".
Desideri e timori
Il messaggio sembra essere stato recepito, almeno dalle figlie più grandi: "Protestano quando ci spostiamo in auto o con un altro mezzo". Ma non solo: "Elisa, 10 anni, vuole iniziare a pedalare per conto proprio, con una bici sua, senza stare più a bordo, nel cassone. Una richiesta che capisco e alla quale, ovviamente, andrò incontro nei prossimi mesi: voglio che mia figlia sia assolutamente autonoma, ma ho qualche apprensione".
Sì, "qualche apprensione", ammette Simone, 43 anni: "Non è che non mi fidi di mia figlia, è che mi fido meno di chi guida auto o altri mezzi". Oltre all’apprensione da papà, del tutto normale, ce n’è una di altro tipo: "Faccio il vigile del fuoco, mi è capitato spesso di intervenire in incidenti stradali, ne conosco le cause, e, soprattutto, so cosa vuol dire tirar via da sotto un’auto una persona che è stata investita: è un’immagine viva in me e un po’ mi condiziona", come è inevitabile che sia.
Il parere sulle ciclabili
Quanto allo stato delle ciclabili in città, Simone individua due interventi urgenti e necessari: "Bisogna assolutamente eliminare la sosta in corrispondenza di incroci e intersezioni perché spesso accade che le auto parcheggiate o, peggio ancora, i furgoni, tolgano visuale al ciclista. Un altro provvedimento utile, sempre in corrispondenza di incroci e intersezioni, è colorare le carreggiate ciclabili in modo da renderle più visibili: il Comune ha già iniziato a farlo in alcune zone, spero che prosegua e che lo faccia ovunque".
Ciclista e attivista, Simone: fa parte dell’associazione Genitori Antismog, della quale è rappresentante all’interno della Consulta comunale per la Mobilità Attiva e l’Accessibilità. "I cartelli bocciati dal Ministero dei Trasporti – conclude – rappresentano uno strumento a tutela di tante vite, quelle degli utenti deboli della strada. Credo sia doveroso trovare il modo per superare gli ostacoli tecnici che impediscono di dare il via libera a questa segnaletica e proteggere, così, chi va in bici".