
Marcella Di Levrano
Settala (Milano), 11 marzo 2023 – La mafia si combatte anche attraverso l’ascolto, il pensiero critico, l’istruzione e la sensibilizzazione dei giovani. È quanto è emerso nella serata-dibattito "Memoria e impegno", organizzata giovedì all’auditorium comunale di Settala dal circolo locale dell’Acli e dall’associazione Libera contro le mafie. Ospite dell’incontro, promosso in vista della giornata per le vittime innocenti della criminalità organizzata, la madre-coraggio Marisa Fiorani, la cui figlia, Marcella Di Levrano, fu uccisa dalla Sacra corona unita, nel Brindisino, nell’aprile del 1990. Massacrata a colpi di pietra, in un bosco, a 26 anni. Un’esecuzione in piena regola. L’anno scorso la giovane è stata dichiarata vittima innocente della mafia.
“Marcella frequentava la seconda superiore, un giorno non tornò a casa da scuola. Quando ricomparve, era in uno stato pietoso. Drogata". Così Marisa Fiorani ha raccontato l’inizio di un calvario, con la figlia invischiata, forse per fragilità e ingenuità, nelle maglie degli stupefacenti. La giovane, che nel 1984 divenne madre di una bimba, venne a contatto con gli ambienti della malavita salentina, che frequentò per un certo periodo, finché un giorno decise di cambiare strada, iniziando a collaborare con le istituzioni.
"Andò in questura e raccontò tutto ciò di cui era venuta a conoscenza in quegli anni – ricorda la mamma –. Parlò di grossisti della droga e anche di omicidi". Uno sgarbo che non le fu perdonato: Marcella venne uccisa pochi mesi prima del maxi processo contro la Sacra corona unita che si aprì a Lecce nel novembre del 1990 e al quale avrebbe dovuto partecipare come testimone.
"A 32 anni dalla morte, mia figlia è stata inserita nell’elenco delle vittime della mafia: così le sono stati finalmente restituiti onore e dignità. È stato riconosciuto il contributo che ha dato alla giustizia", dice Marisa, che non smette di testimoniare. Da anni racconta e si racconta, soprattutto ai giovani (numerosi quelli presenti giovedì nell’auditorium di Settala), per cercare di fare sensibilizzazione. "Lo merita Marcella e lo meritano tutti coloro che hanno deciso di collaborare con la giustizia. Ai ragazzi dico: i problemi non si risolvono con la droga".