MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Sequestrata e picchiata quattro giorni, pena ridotta. La vittima: "Questa non è giustizia"

Milano, per i giudici è seminfermo di mente. Lei si lanciò dal balcone per fuggire alle botte

Beatrice Fraschini

Milano, 19 maggio 2021 - "Auguro a questi giudici di passare quello che ho passato io per la metà del tempo. Poi mi verranno a dire se questo tempo lo considerano ancora ‘poco’. Non ho avuto giustizia e non posso che essere amareggiata". Beatrice Fraschini, 28 anni, il 4 giugno del 2019 arrivò al Policlinico con il volto tumefatto e fratture sparse su tutto il corpo, viva per miracolo dopo essersi lanciata dal balcone del secondo piano per sfuggire al suo fidanzato-aguzzino che l’aveva tenuta segregata in casa, in via Biella, alla Barona, riempiendola di botte per quattro giorni. Lui è Giacomo Oldrati, quarantenne conosciuto come "guru del corallo" perché in passato drogava vittime con una sostanza ricavata dai funghi del corallo. Condannato in primo grado a 6 anni di carcere, lo scorso 21 aprile ha ottenuto in appello una riduzione di pena di 2 anni, dopo una nuova perizia psichiatrica. A favore della parte civile è stato stabilito un risarcimento provvisionale, immediatamente esecutivo, di 10mila euro. Ieri Beatrice ha deciso di esporsi pubblicamente con un post su Facebook dopo aver letto la motivazione della sentenza d’appello. "I giudici, tenuto conto della perizia psichiatrica – spiega – hanno confermato il giudizio di seminfermità. Quanto alla richiesta del Procuratore generale della Repubblica di confermare la sentenza di primo grado, vista la gravità dei fatti, pur confermando la punibilità di Oldrati, la corte ha deciso di togliergli 2 anni per precarie condizioni riconosciute nella sfera soggettiva (vista la malattia, la sua lucidità era ‘grandemente scemata’) e non prolungata limitazione della libertà della persona offesa (io). La libertà personale è un diritto sancito dalla Costituzione ma se a una persona la togli per ‘poco’ (4 giorni), allora il fatto è meno grave? Dire che queste motivazioni non mi soddisfano è un eufemismo. Con il mio avvocato dobbiamo ancora valutare come agire a livello legale. A livello emotivo, mi pare un mondo al contrario". Beatrice e Giacomo hanno avuto una storia per 4 anni e mezzo, "Lo avevo conosciuto in parrocchia. Mi aveva raccontato del suo passato e dei suoi problemi (a Bologna era stato assolto in primo grado, nell’aprile 2018, e in secondo grado, a febbraio 2019, per fatti risalenti al 2012, perché dichiarato incapace di intendere e volere, ndr ). Mi sembrava un ragazzo normale, veniva a pranzo la domenica a casa, con i miei genitori. Quando ha iniziato a essere violento tendevo sempre a giustificarlo. Io sono convinta che un domani potrà fare ancora del male". Beatrice ricorda i giorni duri trascorsi in ospedale, "con microfratture al cranio e alla mandibola, timpano sinistro perforato, setto nasale fratturato, due costole rotte per parte, tre vertebre rotte, un’ernia del disco, frattura scomposta di calcagno, malleolo, quarto e quinto metatarso del piede destro. Non sapevo se sarei tornata a camminare". Oggi è rinata, è volontaria alla Croce Verde di Baggio e si batte contro la violenza sulle donne: "Ragazze, aprite gli occhi. Quello che è successo a me non deve più accadere a nessuno".