
All’ospedale San Paolo decine di persone sono state sottoposte alla profilassi
Milano, 2 luglio 2019 - Si allarga il focolaio di scabbia che s’è sviluppato in quattro mesi dal day hospital oncologico dell’ospedale San Paolo. A quanto Il Giorno apprende da una fonte vicina al dossier, un altro caso, il tredicesimo, si è aggiunto ai 12 comunicati una settimana fa dalla Regione, e riguarderebbe un lavoratore del reparto di Urologia.
Ieri il Pd ha depositato al Pirellone un’interrogazione (primo firmatario Pietro Bussolati) all’assessore al Welfare Giulio Gallera, che nel darne notizia aveva sottolineato che «la delicata vicenda è stata gestita nel migliore dei modi ed è ormai sotto controllo». L’infestazione, si ricorda nell’interrogazione, «sembrerebbe essersi propagata da una paziente che proveniva da un’altra struttura dell’area metropolitana». A quanto Il Giorno ha potuto ricostruire, la “paziente zero” prima di sottoporsi alle terapie al San Paolo era in cura in un ospedale privato accreditato, dove l’Ats Metropolitana ha condotto verifiche, senza rilevare casi di scabbia, in seguito alla segnalazione del San Paolo, dove l’infestazione è stata diagnosticata alla donna in marzo. Precisamente il giorno 22, secondo il sindacato Usi Sanità dell’Asst Santi Paolo e Carlo, che in un comunicato ha attaccato duramente il direttore generale Matteo Stocco e la Regione, anche perché della diffusione del parassita, sviluppatasi «dalla prima metà di maggio», i Rls (Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza) «sono stati informati a mezzo stampa». E questo «spiace rilevarlo – osserva Andrea Pinna, della Cgil del polo San Carlo –. L’auspicio è che vengano coinvolti per tempo, a tutela della salute dei lavoratori».
L’acaro della scabbia si elimina applicando per due-tre giorni una pomata ma ha un’incubazione fino a 60 giorni. L’Asst dei Santi, sotto il monitoraggio dell’Ats, ha sottoposto a profilassi decine di persone entrate in contatto stretto con le 13 infestate, che sono per oltre metà pazienti, quattro operatori sanitari tra cui almeno un medico e familiari, incluso «un bambino di 18 mesi», sottolineano i consiglieri del Pd. E aggiungono: «Potrebbero esserci stati ritardi nel rilevare il focolaio e la paziente non sarebbe stata prontamente trasferita nel reparto Infettivi». All’assessore Gallera chiedono «di conoscere le azioni messe in campo dalla direzione medica di presidio per arginare la diffusione del parassita», una copia della relazione inviata dalla direzione dell’Asst dei Santi e «se è stata fatta la corretta e tempestiva informazione ai responsabili per la sicurezza aziendali e in quali modalità». «Vogliamo capire, perché l’impressione è che il problema sia stato fortemente sottovalutato – chiarisce il consigliere dem Bussolati –. Dagli allagamenti all’ospedale Sacco alla situazione del San Paolo e del San Carlo, con 90 milioni d’investimenti fermi e nessun progetto del “nuovo ospedale” presentato ai quartieri, ci preoccupa notare un disimpegno da parte della Regione sugli ospedali pubblici di Milano, che rischia di rendere impari la competizione coi privati».