ALESSANDRA ZANARDI
Cronaca

San Giuliano, padre coraggio: “Ema aveva 16 anni, accettò la droga a una festa. Provare è uno sbaglio, ragazzi imparate a dire di no”

Gianpiero Ghidini ha perso il figlio: ingerì una pasticca di acido e si suicidò. L’incontro con gli studenti e i genitori nell’aula magna del Fermi: "Ascoltate i giovani"

Gianpiero Ghidini ha perso il figlio Emanuele: 16 anni, ingerì una pasticca di acido e si suicidò. L’incontro con gli studenti e i genitori nell’aula magna del Fermi: "Ascoltate i giovani"

Gianpiero Ghidini ha perso il figlio Emanuele: 16 anni, ingerì una pasticca di acido e si suicidò. L’incontro con gli studenti e i genitori nell’aula magna del Fermi: "Ascoltate i giovani"

"Ragazzi, non abbiate paura di dire “no”: sperimentare le droghe non è un obbligo. E ai genitori dico: mettetevi in ascolto dei vostri figli, cercate di trasmettere serenità". Per Gianpietro Ghidini, padre di Emanuele, un ragazzo di 16 anni morto il 24 novembre 2013 a Gavardo, nel Bresciano, dopo aver ingerito una pasticca di Lsd che gli è "salita male" e lo ha indotto al suicidio, quella dell’altra sera a San Giuliano è stata la tappa numero 2.420.

Negli ultimi 11 anni, da quando ha creato la fondazione Ema PesciolinoRosso in ricordo del figlio scomparso, il 64enne ha percorso l’Italia in lungo e in largo per raccontare la sua storia, la storia di una padre e un figlio, e "cercare così di salvare almeno un altro Emanuele". A San Giuliano, dove nell’aula magna del comprensivo Fermi ha incontrato genitori e ragazzi nell’ambito dell’evento "Lasciami volare", ha nuovamente portato la sua esperienza, per spingere i giovani a non perdere mai il controllo della propria mente. "Cerco di rappresentare la speranza oltre il dolore - dice - perché anche nei momenti più difficili è possibile trovare un senso e intraprendere un percorso di crescita".

Quella tragica sera Ema era andato a una festa. "Era un periodo particolare - ricorda il padre -: io mi ero temporaneamente allontanato dalla famiglia e forse lui risentiva della situazione. Aveva iniziato a frequentare un gruppo di amici, più grandi di lui e piuttosto trasgressivi. Alla festa gli chiesero se voleva provare dello stupefacente, e lui accettò". Quella pastiglia di droga sintetica ha mandato in tilt la mente del 16enne, causandogli una crisi e portandolo a compiere un gesto estremo. Il ragazzo si è gettato da un ponte ed è annegato nelle gelide acque del fiume Chiese. La tragedia è avvenuta nello stesso punto dove, anni prima, insieme al padre, Emanuele aveva liberato un pesce rosso.

"Quella notte ero annientato, pensavo che non mi sarei ripreso mai più. Poi, alcuni giorni dopo, sognai che riuscivo a salvare mio figlio dalle acque. Fu la svolta. Capii che dovevo reagire". Da qui la Fondazione, che dal 2014 svolge un’intensa attività d’informazione e sensibilizzazione in scuole, oratori, teatri e persino sulle spiagge, "perché l’esempio di Ema possa servire ad altri giovani".