LUISA CIUNI
Cronaca

La Milano di Rosa Teruzzi: "I miei Navigli fra storia e runners"

Giornalista di cronaca nera e scrittrice di gialli, in "La sposa scomparsa" ascolta il respiro di Milano

Rosa Teruzzi

Milano, 16 ottobre 2016 - Gira la città a piedi o in tram. Perché questo, secondo lei, è l’unico modo per conoscerla davvero. Rosa Teruzzi, giornalista brianzola, vive a Milano da quando aveva vent’anni e vi si trasferì per lavoro. Giornalista di cronaca nera per anni prima di diventare anche scrittrice, ha conosciuto così una città meno nota e ugualmente importante. Che fa rivivere nei suoi gialli, l’ultimo dei quali è “La sposa scomparsa” (Sonzogno). E in cui Milano è un personaggio fra gli altri. Rosa ascolta il suo respiro.

Qual è la tua Milano?

"Quella della periferia dei navigli e del Naviglio Grande dove vivo e ambiento in parte i miei romanzi. Della chiesa di san Cristoforo, delle rive del canale, della strada dei runners che scorre accanto. Però, essendomi occupata di cronaca nera per tanti anni, è anche la Milano dei luoghi lontani dal Duomo o dalla Pinacoteca di Brera. È la città di zone come la Bovisa, via Ucelli di Nemi zone che percorro a piedi e di cui noto i progressi che si stanno facendo per farle vivere".

Che tipo di progressi?

"Un esempio? Ci sono tanti angoli di cui la gente si è appropriata. In via Washington, ad esempio, tutte le aiuole sono una diversa dall’altra. Sono state coltivate a modo proprio, non c’è la mano di un giardiniere ma tante teste che hanno messo erbe, fiori, piante. Noi ad esempio...".

Ad esempio cosa?

"Vicino a casa mia c’è un vecchio casello ferroviario, proprio dietro alla chiesa di san Cristoforo. È un cumulo di stracci e macerie ma la casa ferroviaria è integra. A molti residenti, fra cui me, piacerebbe averlo in gestione per farne un centro al servizio della gente, degli anziani e anche una sede per l’Alzaia Naviglio Runners".

Ci sono zone brutte a Milano?

"Ci sono zone degradate. sporche, piene di scritte, con le saracinesche abbassate devastate, i vetri rotti. Non c’è una Milano brutta. Ci sono periferie anche in altre città, ne ho visitate molte e non credo che QT8 sia peggiore di tante altre, ma il problema sono la sporcizia, la tristezza, il degrado di certe zone".

Nei tuoi gialli, nell’ultimo ad esempio “La sposa scomparsa” che ruolo ha la città?

"Di fatto è un personaggio assieme alle tre donne protagoniste Libera, Vittoria e Iole. La descrivo perché la amo, l’ho girata per anni ai piedi o con i mezzi pubblici quando lavoravo alla Notte e mi occupavo di cronaca nera. I Giardini di via Palestro, faccio un esempio, li racconto perché li conosco davvero. Per anni sono andata a mangiare un panino sotto a quegli alberi camminando fino alla vasca e al tempietto. Ma penso anche al cavalcavia Buccari o da altri luoghi".

Nel tuo libro un altro protagonista è un giornale, ispirato alla Notte. Forse la giornalista che lavora e che chiamano « la smortina” sei tu da ragazza?

"No, è il frutto di un mio altro personaggio, Irene (che però aveva il dono di sentire il male, cosa che io non ho), e di nuove idee anche se è alta e magra e mangia sempre come me da giovane. Diciamo che quando Libera, la protagonista ha bisogno di aiuto va al giornale “La città” perché ha bisogno di aiuto e di essere ascoltata e lo trova".

A scrivere gialli su Milano non si rischia di scrivere qualcosa di già visto?

"Non credo. Perché ogni autore la vede a modo suo. Anche se ti piace la città di Scerbanenco non puoi rifare i suoi personaggi o copiare la sua visione della città. E se Carlotto ambientasse un romanzo qui, resterebbe la sua visione della città, magari da veneto che la vive in trasferta".

Può esistere un ambientato Dan Brown a Milano?

"Urca se sì. C’è stato di tutto: la chiesa, le signorie, le lotte di potere. E, soprattutto, Leonardo".