MANUELA SICURO
Cronaca

La storia di Francesca, più forte di due tumori: “Aiutate la ricerca”

Francesca Taruffi, madre di due figli e la battaglia contro un melanoma nodulare e un cancro al seno: “Sosteniamo la scienza, comprate le azalee in piazza per finanziare i progetti di Airc”. Domenica 11 maggio, per la festa della mamma, le piantine simbolo della salute delle donne saranno in 3.900 piazze in Italia 11

Francesca Taruffi, 47 anni, testimonial di Fondazione Airc (Alberto Gottardo)

Francesca Taruffi, 47 anni, testimonial di Fondazione Airc (Alberto Gottardo)

Milano – Prevenzione e ricerca sono preziose alleate per l’oncologia e sono le parole chiave dell’iniziativa “Azalea della ricerca“, al 60° anno di Fondazione Airc. Domenica, per la festa della mamma, in 3.900 piazze in Italia a sbocciare saranno le piantine simbolo della salute delle donne, che potranno essere acquistate a fronte di una donazione in favore di Airc. Perché 175.600 è la stima delle nuove diagnosi di tumori femminili in Italia nel 2024. Questi numeri non sono più una condanna senza scampo: due donne su tre che si ammalano di tumore sono vive a 5 anni dalla diagnosi, grazie a ricerca e prevenzione. A testimoniarlo la storia di Francesca Taruffi, oggi 47enne.

La sua storia oncologica inizia da giovane...

“Ho fatto i primi controlli a 14 anni per dei nei strani. Ho scoperto di avere un melanoma nodulare a 29 anni, l’unica cosa che si poteva fare all’epoca era monitorare, operare, fare controlli serrati. Ho avuto i miei due figli Lorenzo ed Elisa, quando lei aveva 5 mesi ho fatto un controllo al seno e mi hanno diagnosticato un carcinoma duttale a medio grado, stesso tumore di mia madre, da lì ho avuto una mastectomia a 37 anni”.

Il tumore al seno è sempre psicologicamente più complicato per una donna?

“I medici hanno deciso di mettermi in menopausa per ridurre la recidiva. All’inizio l’unico pensiero era di riuscire a crescere i miei figli, non lasciar solo mio marito, sopravvivere. Il dopo è stato complesso: non potevo prendere mia figlia in braccio, non riconoscevo più il mio corpo e il percorso è stato lungo”.

Quanto è importante l’aiuto delle psico-oncologhe?

“Molto, allo Ieo dove ho fatto le cure ho avuto una psico-oncologa che mi ha aiutato moltissimo, ho avuto una shock post traumatico dopo la diagnosi”.

Ora a che punto è?

“Bene, faccio controlli annuali. Sono passati vent’anni dal melanoma, per il quale sono guarita, e 10 dal tumore al seno, qui il percorso è più lungo”.

Cosa possiamo dire a chi per paura non fa controlli?

“La prevenzione è vita: io ne sono la testimonianza, per il melanoma se fossi arrivata due mesi dopo non sarei qui. Il tumore è una malattia da cui si può uscire. Quel che possiamo fare è aiutare la ricerca, già domenica con “L’azalea della ricerca“”.

La malattia le ha insegnato a vivere?

“Ho dovuto prima accettarla. Poi tutto quel che viene è un dono, se non l’avessi avuto non avrei capito e fatto tante cose”.

Come si è sentita da donna e da mamma?

“Mi sento molto più donna adesso di quando avevo vent’anni e nessuna cicatrice. Mi sento più mamma perché ho vissuto i miei figli al massimo: all’inizio speravo solo di arrivare a sentire mia figlia chiamarmi “mamma“. Andavo a piccoli passi, nulla di scontato. Ho insegnato ai miei figli a non rimandare mai le cose, anche un ti voglio bene”.

Insegnamenti che le sono serviti anche sul lavoro.

“Sì, ho sempre lavorato, cercando soluzioni per i figli rinunciando a ruoli di responsabilità”.

Cosa dirà ai suoi figli di tutto quello che è successo?

“Sono sempre stata sincera, hanno imparato da questo a stare attenti alle scottature, perché io da giovane ho sbagliato. L’esame del Dna ha dimostrato che non avevo mutazioni genetiche, quindi il melanoma era dovuto ai miei errori. A loro insegnerò che la prevenzione è fondamentale, è una questione di educazione alla ricerca e alla prevenzione. Sarebbe bello insegnarlo anche nelle scuole...”.