
La storia di Giulia Tamburini e del suo atelier di gioielli gestito insieme al fratello "Ho riscoperto e personalizzato tecniche tradizionali, i clienti apprezzano".
di Valentina Tarantino
MILANO
Milano è spesso descritta come la città dell’innovazione, iperconnessa e proiettata verso il futuro. Giulia Tamburini, invece, si è lasciata ispirare dal passato, riscoprendo il mestiere antico dell’oreficeria, e ha deciso di aprire proprio qui il suo atelier. "Subito dopo la laurea in lettere ha manifestato il desiderio di trasformare quella che sino a quel momento era stata solo una passione nel suo lavoro. Così, ha frequentato a Firenze una scuola di arti orafe e ha cominciato a lavorare in uno spazio creativo insieme ad altri artisti". A parlare è Francesco, fratello e socio di Giulia, che si occupa del marketing e le si sostituisce nella narrazione in quanto la giovane artigiana è da poco diventata mamma.
"Dopo una decina d’anni di esperienza e un marchio già avviato, nel 2021 abbiamo deciso di investire insieme su un atelier che potesse fungere non solo da laboratorio, ma anche da spazio espositivo per le creazioni di Giulia – continua. È stata una ricerca lunga e alla fine abbiamo optato per una location centrale, ma affacciata su di un cortile interno, proprio come le botteghe di una volta". Ad accogliere i clienti nella sede di Viale Piave è un’atmosfera intima mista al rumorio degli attrezzi in uso nel laboratorio, a vista. "Mia sorella ha iniziato facendo tutto da sola, ma adesso al suo fianco c’è un’altra artigiana e un’addetta alle vendite - commenta Francesco - È uno spazio che vogliamo mantenere vivo, ed è per questo che organizziamo spesso eventi per il pubblico e avviamo collaborazioni con altri artisti". Come, ad esempio, quella con il disegnatore Ettore Tripodi, che realizza cartoline poi “animate” dai gioielli loro accostati. Sbirciando tra le vetrine espositive, si entra nel mondo di Giulia, ispirato di volta in volta alla natura, agli animali, ai minerali e modellato su forme nate dal suo estro o da ispirazioni antiche, come i gioielli della casa de’ Medici.
Le tecniche di lavorazione sono quelle tradizionali, ad esempio quella a bulino, che impiega uno strumento di incisione per realizzare dettagli intagliati. O, ancora, quella a cera persa, che prevede la creazione di un calco di gesso a partire da un primo modello in cera, poi riempito di metallo fuso. "In realtà, Giulia ha ideato una variante di questa procedura. Per dar vita alla collezione “Flora” e creare degli anelli che replichino le forme della natura, ha sostituito alla cera dei veri rametti. In questo modo il metallo fuso giunge a restituire anche le venature più sottili del legno - spiega ancora Francesco - e la struttura del gioiello è molto più realistica...". E quando si porta avanti un’attività artigianale, bisogna sempre essere pronti a soddisfare le richieste dei clienti, anche quelle più particolari.
"Di recente una signora ci ha chiesto di dare alle estremità di un bracciale a cerchio le fattezze dei suoi due bassotti - sorride il fratello di Giulia - Un’altra donna ci ha chiesto di incastonare tra il pendente di una collana e una pietra preziosa un minuscolo pezzo della propria placenta, che aveva conservato". Affiancare il lavoro sulle collezioni a quello su commissione rientra nella filosofia adottata da Giulia sin dall’inizio, insieme all’accessibilità in termini di costo. Così, quasi tutti i gioielli sono realizzati in oro, argento e metalli meno nobili, in modo da adattare l’artigianalità a ogni possibilità di spesa. Una scelta di successo, quella di Giulia, eppure non facile da compiere oggi.
"Io credo che la nostra esperienza insegni che, nonostante le difficoltà, c’è ancora spazio per mestieri artigiani a Milano e in Italia in genere - afferma Francesco - A patto che ci sia la passione. Capiamo che forse c’è un tema culturale di fondo. Un lavoro manuale come questo, che una volta si imparava a bottega, oggi richiede una formazione costosa. Quindi molti ragazzi vengono da noi a chiedere se davvero ne valga la pena, o sia meglio puntare su una normale formazione universitaria. Noi rispondiamo sempre che un percorso nel mondo dell’artigianato può essere fonte di grandi soddisfazioni, anche nel 2025".