
Il Milano Welcome Center di via Sammartini che fornisce consulenza e assistenza a migranti e richiedenti asilo
Milano, 10 marzo 2025 – Il Comune di Milano è pronto ad ampliare la rete di accoglienza diffusa per i rifugiati titolari di protezione internazionale temporanea e delle altre forme previste dalla normativa.
Con una delibera approvata dalla Giunta, si legge in una nota, l’Amministrazione ha aderito alla procedura di ampliamento dei posti nel Sistema di Accoglienza e Integrazione (Sai) avviata dal Ministero dell’Interno lo scorso dicembre. Se l’iter andrà a buon fine, il Comune potrà rafforzare la rete di accoglienza diffusa di secondo livello con cinquanta posti in più che andranno ad aggiungersi ai 957 posti attualmente finanziati (400 per i minori stranieri non accompagnati, 542 per la categoria “ordinari” e 15 dedicati nello specifico a chi soffre di disagio mentale o sanitario).
L’ampliamento riguarderà l’ospitalità dei nuclei familiari, per cui il ministero ha messo a disposizione 3.211 posti in più a livello nazionale. È partita, inoltre, nei mesi scorsi anche la procedura per l’ampliamento dedicato ai minori non accompagnati, a cui il Milano ha aderito per ulteriori 50 posti. In caso di conclusione positiva delle due domande, Milano supererà - tra adulti e minori - i mille posti dedicati a questo tipo di accoglienza di secondo livello. Una volta terminato l’iter, l’Amministrazione provvederà, attraverso una procedura ad evidenza pubblica, alla selezione dei soggetti a cui affidare le attività progettuali di inclusione e integrazione.
“L’accoglienza diffusa - dichiara l’assessore al Welfare e Salute Lamberto Bertolé - è la chiave per promuovere progetti di qualità a supporto degli uomini e delle donne che arrivano nel nostro Paese scappando da guerra, violenza ed estrema povertà e che, per questo, sono titolari di protezione internazionale.
Rafforzare il sistema Sai, anche se in maniera insufficiente a coprire il fabbisogno, significa lavorare nella direzione di una reale integrazione che aiuta i beneficiari a diventare parte della comunità che li ospita e, allo stesso tempo, giova alla coesione sociale nei quartieri della città”.