
Un piatto di spaghetti, un bicchiere di vino, un gruppo di amici: cosa volere di più?
Milano, 5 giugno 2025 – Chi mangia pasta in compagnia è il più felice che ci sia? Non lo sappiamo. Di certo, però, gustarsi una bella porzione di uno dei piatti italiani per eccellenza insieme agli amici è garanzia di allegria e divertimento condivisi. In una parola, convivialità. Adesso a certificarlo c’è anche una ricerca realizzata dal "Behavior & Brain Lab” dell'università Iulm, realizzato per i pastai di Unione italiana food.
Il metodo
La ricerca scientifica ha indagato la sfera della convivialità a tavola con un focus sulla pasta e, grazie all'uso di strumenti di neuromarketing, ha dimostrato che il consumo condiviso di pasta è un catalizzatore unico di convivialità, capace di generare emozioni positive e di rafforzare i legami sociali in misura maggiore rispetto ad altre attività sociali comuni.
Per dimostrarlo, i ricercatori hanno utilizzato le metodologie neuroscientifiche e del brain tracking (l'analisi delle attivazioni cerebrali legate alle emozioni, della variazione del battito cardiaco e della microsudorazione), su un campione di 40 soggetti (20 donne e 20 uomini) divisi in 20 in coppie di età compresa tra i 25 e i 55 anni, senza allergie o intolleranze alimentari, appassionati di pasta (1 su 2 dichiara di consumarla quotidianamente e per il 53% è un vero e proprio comfort food), film e giochi.
Lo studio ha così individuato l'effetto del consumo di pasta sulla qualità delle interazioni sociali, ha confrontato le emozioni positive e la connessione percepita in diverse esperienze condivise come la visione di uno spezzone di un film, la condivisione di un'attività ludica e una fase di interazione libera, identificando gli indicatori neuroscientifici, fisiologici e comportamentali che spiegano il ruolo unico della pasta nella promozione della convivialità.
I confronti
Lo studio conferma che mangiare pasta in compagnia facilita le interazioni sociali a livello di stimolazione cognitiva ed emotiva, più di quanto succeda con la visione di un film o durante lo svolgimento di un'attività ludica.
La ricerca ha reso evidente che condividere un pasto semplice come un piatto di pasta può essere un modo efficace per rafforzare i legami sociali e connettere emotivamente persone tra loro sconosciute e diverse.

Lo studio è stato realizzato in due step: come hanno performato le varie attività di condivisione e quale attività ha generato una migliore interazione e connessione tra i partecipanti. In base ai parametri adottati, i risultati evidenziano che il consumo di un piatto di pasta produce una potente attivazione emozionale in chi condivide l'esperienza, con valori più alti rispetto a quelli prodotti da altre attività socializzanti, come fare un gioco collaborativo, guardare un film o chiacchierare liberamente.
La stessa tendenza si verifica andando a vedere l'indicatore di memoria: la pasta si riconferma "cibo della memoria” e catalizzatrice di memorie condivise e ricordi. È, infine, l'attività che maggiormente ha attivato emozioni positive, riducendo quelle negative.
Relazioni a tavola
"Attraverso questo studio la scienza si è messa al servizio delle emozioni per certificare che la pasta è sinonimo di convivialità – afferma Vincenzo Russo, professore ordinario di Psicologia dei consumi e Neuromarketing alla Iulm, fondatore e coordinatore del Centro di ricerca di Neuromarketing Behavior & Brain Lab IULM – I risultati ci dicono che sono proprio i momenti in cui mangiamo la pasta quelli che ci attivano maggiormente a livello emotivo. È, quindi, l'atto vero e proprio di assaggiare e assaporare il piatto nel suo pieno sapore a stimolare le memorie e le emozioni più positive. I risultati ci permettono di poter affermare che la pasta è un vero e proprio catalizzatore di relazioni e che un piatto di spaghetti a centro tavola può dar vita ad una rete sociale”.
Le connessioni
Le associazioni legate alla pasta fanno riferimento principalmente a caratteristiche organolettiche, alla dimensione domestica e familiare e al benessere. La metà del campione (50%) associa come prima cosa "all'esperienza pasta” caratteristiche sensoriali legate al gusto, definendola come "gustosa”, "buona”.
Il 43% ha usato parole che fanno riferimento alla sfera della casa, della famiglia e della tradizione, usando termini come "famiglia”, "mia moglie”, "tradizione”, "Italia”.
Il 13% ha usato anche termini relativi alla sfera del benessere usando parole come "coccola”, "gratificazione”, "piacere”, "benessere” e "buonumore”. Il potere della pasta come attivatore di ricordi si manifesta anche nelle conversazioni: mentre i partecipanti condividevano un piatto di pasta, il 60% delle interazioni ruotava attorno a legami familiari, relazioni personali e origini. Un dato che conferma come questo alimento abbia la capacità di riportare alla mente momenti vissuti, creando un ponte emotivo tra passato e presente.
Un linguaggio universale
La pasta, simbolo della cultura italiana, non è solo un alimento, ma un'esperienza sociale che richiama momenti di condivisione e convivialità, e da oggi sappiamo perché. "Abbiamo sempre saputo che la pasta è un alimento conviviale che si presta ad essere condivisa e che, consumata con gli amici o con la famiglia, permette di creare un momento di aggregazione – afferma Margherita Mastromauro, presidente dei pastai italiani di Unione italiana food – È protagonista di momenti di gioia e relax e la sua versatilità permette di creare infinite ricette, adatte a diverse occasioni e gusti. Ora arriva la conferma da questa ricerca che abbiamo commissionato a Iulm, nella quale la pasta viene eletta a vero e proprio catalizzatore di socialità. Sono felice di poter dire che la pasta è il linguaggio universale dell'amicizia e che, dove c'è la pasta, si accende la compagnia e si creano legami”.