I dipendenti prendevano la cassa integrazione Covid ma continuavano a lavorare: condannato imprenditore

Operazione a Rho: l’amministratore di due società, per ridurre l'impatto di natura economica degli oneri sociali e salariali, ha indebitamento richiesto la Cig per 22 lavoratori oltre ad aver evaso Iva e Irpef.

Rho (Milano) – Intascavano la cassa integrazione Covid ma continuavano a lavorare: la Guardia di Finanza di Rho ha scoperto 22 lavoratori irregolari e il Tribunale di Milano ha condannato per reati fiscali, un imprenditore di origine romena amministratore di due società. Il manager per ridurre l’impatto di natura economica degli oneri sociali e il costo salariale durante l’emergenza sanitaria causata dal Covid 19, ha richiesto indebitamente la cassa integrazione per 22 dipendenti.

La guardia di finanza (foto di archivio)
La guardia di finanza (foto di archivio)

Le indagini da parte dei finanzieri della Compagnia di Rho sono iniziate a seguito di alcune anomalie riscontrate durante un controllo fiscale nei confronti dell'imprenditore che si occupa di rifornire distributori automatici di alimenti e bevande. In base ai primi accertamenti in collaborazione con l'Ufficio Ispettivo della direzione di coordinamento metropolitano Inps, è emerso che i dipendenti risultavano in cassa integrazione. Ma ulteriori controlli hanno consentito di censire circa 19.000 accessi lavorativi del personale delle due società: in pratica i dipendenti, pur beneficiando dell’ammortizzatore sociale, continuavano a svolgere l’attività lavorativa recandosi in varie società ed enti pubblici, tra cui sedi Inps, Inail, caserme, consolati, parrocchie, scuole, ospedali sparsi in tutto il Nord Italia, per rifornire distributori automatici di alimenti e bevande.

I controlli hanno permesso di accertare una cassa integrazione indebitamente percepita pari a 75.000 euro, contributi previdenziali ed assistenziali non versati per un totale di 870.000 euro, ai quali si aggiunge la constatazione di un’evasione Iva pari a 1.230.000 euro e l’omesso versamento delle ritenute Irpef per un totale di euro 340.000.L'imprenditore è stato condannato dal Tribunale di Milano, a seguito di patteggiamento, per i reati fiscali, mentre, per il reato di indebita percezione di erogazioni pubbliche, la Procura di Monza ha di recente emesso l’avviso di conclusione delle indagini.

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