NICOLA PALMA
Cronaca

Dede, Lo Zio e Bellocco: sei anni e tre morti, la linea rossa della curva

La fine di Daniele Belardinelli negli scontri coi napoletani, il ritorno di Boiocchi e la tensione che sale all’interno della Nord per la spartizione dei soldi. Il pentimento di Beretta per paura della vendetta dopo il delitto di Totò ’u Nanu

Dall’alto in senso orario, Belardinelli, Beretta, Boiocchi e Bellocco

Dall’alto in senso orario, Belardinelli, Beretta, Boiocchi e Bellocco

Milano – Tre morti in meno di sei anni: Belardinelli, Boiocchi e Bellocco. Un’escalation che ha restituito la nitida istantanea di una curva infestata da violenza e malavita e che ha progressivamente acceso i riflettori sui traffici neri del secondo anello verde del Meazza. Fino al blitz della Mobile del 30 settembre 2024, che ha decapitato i vertici del tifo organizzato di fede nerazzurra.

Andrea Beretta, perpetuo attore protagonista del romanzo criminale della Nord, era già in carcere da un mese, dopo essere stato arrestato in flagrante dai carabinieri per l’omicidio del rampollo di ’ndrangheta Totò ’u Nanu. Proprio in quei giorni, Berro ha deciso di diventare un collaboratore di giustizia, nonostante le resistenze della ex moglie: “Non passare per l’infame”, una delle frasi intercettate dagli investigatori guidati dal dirigente Alfonso Iadevaia e dal funzionario Domenico Balsamo. Alla fine, il quarantanovenne di Cernusco sul Naviglio ha scelto di “saltare il fosso” e di parlare con i magistrati della Dda perché “non c’è una via di mezzo”, spaventato dalle minacce sotterranee del clan di Rosarno (“Fanno una strage”).

Così l’ex leader interista ha iniziato a svelare tutto quello che sapeva, partendo proprio dalla tragica fine dell’amico Belardinelli. C’era pure lui la sera di Santo Stefano del 2018 in via Novara, quando gli scontri con gli ultrà napoletani terminarono con l’investimento letale del tifoso varesino: “Sono tornato là da Dede che era massacrato e l’ho tirato sul marciapiede, intanto arrivava una Polo, io ho abbassato i sedili e l’ho caricato sopra”, il racconto al pm Paolo Storari.

È quello il primo evento spartiacque della storia recente della Nord: il vecchio capo Vittorio Boiocchi, rientrato sugli spalti dopo un quarto di secolo dietro le sbarre, approfitta del vuoto di potere generato da arresti e denunce e si riprende il potere assaporato negli anni Ottanta. L’onnipresente Beretta ne diventa il vice, ma lo Zio comincia ben presto a dubitare di lui: vuole il controllo totale sui conti del merchandising e pretende che vengano visionati dalla sua commercialista; diffida delle mire espansionistiche su parcheggi, pugilato e abbigliamento; vuole continuamente soldi per rifarsi del tempo perduto.

Il braccio destro lo fa fuori: secondo gli atti dell’indagine che si è chiusa due giorni fa, dà 50mila euro a Marco Ferdico e al padre Gianfranco per organizzare l’agguato e assoldare come esecutori materiali Daniel D’Alessandro alias Bellebuono e Andrea Pietro Simoncini. Il raid killer è datato 29 ottobre 2022: Boiocchi viene assassinato sotto casa con due colpi di Luger 9x19. Altro cambio in vetta: esce lo Zio, entra Antonio Bellocco. Beretta resta in cima, membro alla pari di un triumvirato completato dal frontman Ferdico junior.

Il patto dura meno di due anni, perché pure ’u Nanu non si fida di Berro: i sospetti sono gli stessi di Boiocchi e ruotano attorno ai soldi. La resa dei conti il 4 settembre fuori dalla palestra Testudo: il quarantanovenne, informato da Bellebuono del progetto di farlo fuori, anticipa Bellocco, accoltellandolo per 49 volte nell’abitacolo di una Smart. Ancora Beretta. Sempre Beretta.