ANNAMARIA LAZZARI
Cronaca

Regole e movida a Milano: "Problemi irrisolti su decoro e rumore, salasso per i locali"

Primo weekend con le nuove norme sul divertimento notturno. Viaggio sui Navigli e in Porta Venezia, delusi i titolari dei bar

Movida a Milano

Movida a Milano

Milano – «La notte si spegne prima, ma le cause della mala-movida rimangono intatte": la lamentatio di molti gestori di pubblici esercizi, alle prese con il primo weekend all’insegna delle nuove regole che disciplinano l’asporto, i dehors e il commercio ambulante. Effetto dell’ordinanza sindacale del Comune che, in 12 zone, coincidenti con gli indirizzi più battuti dal popolo della notte, impone "il divieto della vendita e della somministrazione per asporto di bevande alcoliche, da mezzanotte alle 6". Fa scattare per i dehors, da sabato e domenica, la chiusura anticipata dalle 2 (da lunedì a venerdì dalla 1), mettendo al bando, dalle 20 alle 6, il commercio ambulante.

Il provvedimento è entrato in vigore già dal 20 maggio (fino al 4 novembre), anche se il vero battesimo di fuoco è stato sabato sera appena passato; riguarda le aree da Nolo al Lazzaretto e via Melzo, poi l’Arco della Pace, Isola, piazza Cesariano, corso Como e piazza Gae Aulenti, corso Garibaldi (esclusa l’area tra via Moscova e via Marsala e largo La Foppa dove resta in vigore l’ordinanza sindacale di giugno 2021), fino a Brera, Ticinese, Darsena e Navigli. La finalità? "Tutelare la tranquillità e garantire la fruizione dello spazio pubblico, nonché il riposo dei residenti", specifica una nota di Palazzo Marino. Rispetto all’"avvio di procedimento" di metà aprile, è stato eliminato il divieto di somministrazione di alimenti che aveva generato la polemica del gelato (approdata persino sul Guardian ) ed è stata concessa mezz’ora in più di apertura dei dehors.

Per i locali però non è abbastanza. Gianfranco Suma, titolare di due esercizi sull’Alzaia Naviglio Pavese, si lecca le ferite dopo un sabato sera "disastroso" sul fronte degli incassi, ("-80% rispetto a una settimana fa per La Crew"). Ligio alle regole, come la stragrande maggioranza dei locali sui Navigli, ma perplesso, per usare un eufemismo, sulla nuova ordinanza. "La regola di Cenerentola per l’asporto è esiziale per il business di piccoli pub come il mio che ha solo dieci posti a sedere all’interno. All’esterno non abbiamo nemmeno un tavolo perché stiamo ancora aspettando l’ok dal Comune…". Rogne anche per tirare via sedie e ombrelloni per l’altro suo locale, Ps Cocktail and Beer, "perché non è sempre facile convincere gli avventori con le buone ad andarsene. Senza contare poi che se la clientela se ne va, in zona ci rimangono solo quelli che fanno risse o delinquono. E la sicurezza va a farsi benedire".

"E pure il riposo dei resi denti. L’altra sera, sul Naviglio Grande, c’erano dei ragazzi che si sono portati dietro le casse e i bottiglioni e hanno fatto una festa abusiva", racconta Mary Nitu, responsabile di Vintage Cocktail’s Bar in Ripa di Porta Ticinese. "L’ordinanza? Per me non cambia niente, ma solo perché chiudevo già alle 2", la posizione più defilata di Gianluca Alberio, titolare del Capetown di via Vigevano.

In Porta Venezia la densità umana, soprattutto in via Lecco e limitrofi, è rimasta la stessa, nonostante il tentativo burocratico di irreggimentare la movida. Dal momento che lascia "intatto" il consumo in strada, i ragazzi rimangono sui marciapiedi o si riversano davanti e dietro la chiesa di San Carlo al Lazzaretto per ballare al ritmo delle famigerate casse Bluetooth, circondati da bottiglie di vetro a terra. Scuote la testa Alessandro Capro che, per effetto dell’ordinanza ha dovuto lasciare chiuso il suo locale Oro StreetBar: "È di soli 8 metri quadrati, con 4 tavoli fuori: senza l’asporto dopo mezzanotte l’attività diventa anti-economica, per me come per altri locali. Quanto alla chiusura del dehors alle 2, per noi non cambia molto: da otto anni gli associati al Rainbow District smontavano a quell’ora, per effetto del nostro protocollo di autoregolamentazione".

Il divieto di asporto dopo la mezzanotte si applica anche a supermercati e minimarket etnici. Gli esercizi che continuano l’attività di vendita dopo mezzanotte sono tenuti "a garantire l’impossibilità da parte dei clienti di accedere alle bevande alcoliche riponendo le stesse in aree chiuse come armadi, magazzini, cantine e simili, o comunque interdette all’accesso libero da parte del cliente o anche, nel caso di medie e grandi strutture di vendita, con sbarramento delle corsie e/o scaffalature in cui sono esposti alcolici, salvo la presenza costante di addetti alla sicurezza" recita l’ordinanza. In realtà, per quanto abbiamo potuto verificare in zona Lazzaretto, le bottiglie sono rimaste al loro posto. E se in via Palazzi, complice la presenza di una squadra di polizia locale, le regole sull’asporto sono state rispettate, è bastato recarsi nella parallela via Castaldi per trovare qualcuno che uscisse da un minimarket con un bicchiere di birra in mano, sebbene fossero già suonati i dodici rintocchi.