
Le lucciole in Italia sono almeno 30mila
Milano, 19 ottobre 2016 - "Lavora e stai zitta" è la condizione in cui si trovano tra le 30 e le 50 mila donne in Italia, soprattutto straniere. Fruttano ogni mese dai 250 ai 600 milioni di euro ai loro sfruttatori, arrivando ad avere rapporti anche con dieci clienti al giorno. Tra i 30 e i 60 euro il costo di una prestazione, ma per una nigeriana si arriva a pagare anche solo 10 euro.
Questi sono solo alcuni dei riscontri che Avenida, l’unità di strada allestita dalla Caritas Ambrosiana, ha ottenuto uscendo per strada di notte a incontrare le schiave del sesso. Il loro tentativo è quello di stabilire un contatto per far capire a queste donne che sono persone e non merci, ma soprattutto "che l’Italia non è un marciapiede di notte, ma un Paese in cui ci sono leggi contro la tratta". A spiegarlo è Nadia Folli, una delle operatrici di Avenida che da 15 anni percorre due volte a settimana le strade di Milano.
"Noi non abbiamo un approccio salvifico – spiega durante un incontro organizzato per affrontare il fenomeno – per noi non c’è nessuna donna da salvare. Il nostro stile è star loro accanto, accompagnarle. Ci sono donne che scelgono di affrontare il rischio di scappare, altre che abbiamo cercato di aiutare un po’ più da lontano e in altri modi", sempre rispettando i loro tempi. Nel 2015, Avenida ha effettuato 91 uscite incontrando 291 donne, 21 delle quali sono state inserite in progetti residenziali. Per circa la metà delle donne si tratta del primo contatto, e questo dà l’idea del turnover e di come facilmente vengano rimpiazzate. Il percorso per avvicinarle e conquistarsi la loro fiducia è lungo e complesso: "Succede – prosegue Nadia – che per settimane e mesi continuano a raccontare una storia, a indossare una maschera, anche con noi. A volte sono passati anche anni prima che si aprissero". A loro Avenida fornisce informazioni sulle leggi che esistono a loro tutela e sulle prestazioni sanitarie a cui hanno diritto. E ce n’è un gran bisogno, perché spesso le ragazze lavorano qui, ma i loro sfruttatori non permettono che abbiano un vero rapporto con l’Italia, perché tenerle isolate e inconsapevoli aiuta a mantenere il controllo. Eppure, qualcuna si è liberata. Hanna, per esempio, è uscita dal giro a 21 anni e, sebbene sia stata un’esperienza dolorosissima, riesce a trovare la forza di vedere il lato positivo: "È stata una bella scuola che mi è servita a capire tante cose", ha confessato alle operatrici di Avenida. "Loro – dice riferendosi ai 'magnaccia' – non ti fanno sentire una persona, vogliono distruggerti psicologicamente. Per loro sono stata un bancomat, ma ora mi sento forte perché credo sia stata solo una parte della mia vita".
Natascha, invece, racconta che prima di prostituirsi non aveva mai indossato una minigonna. Non sapeva come portarla e loro le hanno dovuto insegnare tutto. "Se non ti ammazzano gli sfruttatori, ti ammazzano i clienti – dice con amarezza e quasi rimpiangendo il suo lavoro da 250 dollari al mese in Russia – oppure ti porta via la polizia". Il suo cruccio più grande durante gli anni dello sfruttamento era non riuscire a guardare suo figlio negli occhi, perché "la mia vita era stata sporcata". Gli operatori di Avenida l’hanno aiutata a lasciarsi tutto alle spalle. Tra loro, non solo donne, ma anche uomini: "A volte – spiega Nadia – può essere più difficile per i volontari maschi approcciare le ragazze, ma nel tempo può essere anche positivo perché le donne capiscono che può esistere un uomo che vuole avere con loro una relazione sincera e gratuita".