
Il dentista milanese Roberto Lodovico Weinstein docente universitario fino al 2017
Milano – Ora c’è anche la sentenza definitiva del giudice amministrativo, a ulteriore conferma di due pronunciamenti concordanti della Corte dei Conti. Roberto Lodovico Weinstein, fino al 2017 professore ordinario del Dipartimento di Scienze biomediche, chirurgiche e odontoiatriche della Statale, deve restituire all’ateneo di via Festa del Perdono 2,558 milioni di euro, pari alla somma dei 2,3 milioni incassati con partita Iva tra il 2009 e il 2017 come rappresentante legale e socio dello studio dentistico di via Sottocorno (ruoli ricoperti sin dal 1991 dopo i 18 anni trascorsi nello studio di famiglia), dei mille euro ricevuti nel 2011 come componente del board scientifico di una società e del reddito presunto del 2008 (255.725 euro) calcolato con la media aritmetica delle altre annualità.
Weinstein è uno dei docenti universitari finiti nel mirino di magistrati contabili e Guardia di Finanza per presunti incarichi esterni incompatibili con l’incarico di prof a tempo pieno nei rispettivi poli accademici di appartenenza. A valle degli accertamenti investigativi, la Procura della Corte dei Conti ha chiesto la condanna del docente, oggi settantaseienne, a risarcire più di 8 milioni di euro, contando sia la differenza di stipendio tra tempo pieno e definito (407mila euro), le maggiorazioni percepite per l’esercizio dell’attività assistenziale all’istituto Galeazzi (714mila euro) e i guadagni dello studio partendo dal 50% del fatturato lordo (7,1 milioni).
I giudici di primo grado hanno ridimensionato la cifra, depennando dall’elenco le prime due voci e usando per la terza il riferimento delle dichiarazioni dei redditi presentate negli anni sotto esame. Risultato: 2.558.253 euro. Un verdetto confermato in appello. Nel frattempo, però, i legali di Weinsten si sono rivolti al Tar, chiedendo che venisse accertato il diritto a percepire lo stipendio pieno da prof e allo stesso tempo il non obbligo di riversare nelle casse della Statale i compensi percepiti dalla libera professione. I giudici del Tribunale amministrativo si sono dichiarati incompetenti nel 2021, ma l’anno dopo il Consiglio di Stato ha ribaltato tutto.
Così la causa è tornata indietro, con esito però sfavorevole al dentista: per il Tar, ha svolto incarichi retribuiti non autorizzati e deve restituire tutto. Una decisione ora ratificata dal Consiglio di Stato, che non ha lasciato spazio alle interpretazioni. Chiaro il ragionamento seguito dal collegio presieduto da Marco Lipari: se passasse l’interpretazione avallata dagli avvocati di Weinstein (cioè che l’attività libero-professionale non rientra nelle fattispecie degli incarichi esterni che necessitano di un placet a monte), si finirebbe “per paradosso” per “incentivare i pubblici dipendenti a svolgere una doppia professione, senza temere alcuna conseguenza economica di tale gravissima infedeltà (al di là di eventuali provvedimenti disciplinari e finanche della decadenza dall’impiego), potendo per absurdum essi trattenerne i compensi relativi impunemente”.