NICOLA PALMA
Cronaca

Professore all’università Statale e socio di uno studio dentistico privato: “Gravissima infedeltà”. Deve restituire 2,5 milioni di euro

Milano, Roberto Lodovico Weinstein è uno dei docenti finito nel mirino della Corte dei conti: ha sommato per 8 anni lo stipendio da docente ai guadagni privati. “I dipendenti pubblici non possono svolgere incarichi non autorizzati”

Il dentista milanese Roberto Lodovico Weinstein docente universitario fino al 2017

Il dentista milanese Roberto Lodovico Weinstein docente universitario fino al 2017

Milano – Ora c’è anche la sentenza definitiva del giudice amministrativo, a ulteriore conferma di due pronunciamenti concordanti della Corte dei Conti. Roberto Lodovico Weinstein, fino al 2017 professore ordinario del Dipartimento di Scienze biomediche, chirurgiche e odontoiatriche della Statale, deve restituire all’ateneo di via Festa del Perdono 2,558 milioni di euro, pari alla somma dei 2,3 milioni incassati con partita Iva tra il 2009 e il 2017 come rappresentante legale e socio dello studio dentistico di via Sottocorno (ruoli ricoperti sin dal 1991 dopo i 18 anni trascorsi nello studio di famiglia), dei mille euro ricevuti nel 2011 come componente del board scientifico di una società e del reddito presunto del 2008 (255.725 euro) calcolato con la media aritmetica delle altre annualità.

Weinstein è uno dei docenti universitari finiti nel mirino di magistrati contabili e Guardia di Finanza per presunti incarichi esterni incompatibili con l’incarico di prof a tempo pieno nei rispettivi poli accademici di appartenenza. A valle degli accertamenti investigativi, la Procura della Corte dei Conti ha chiesto la condanna del docente, oggi settantaseienne, a risarcire più di 8 milioni di euro, contando sia la differenza di stipendio tra tempo pieno e definito (407mila euro), le maggiorazioni percepite per l’esercizio dell’attività assistenziale all’istituto Galeazzi (714mila euro) e i guadagni dello studio partendo dal 50% del fatturato lordo (7,1 milioni).

I giudici di primo grado hanno ridimensionato la cifra, depennando dall’elenco le prime due voci e usando per la terza il riferimento delle dichiarazioni dei redditi presentate negli anni sotto esame. Risultato: 2.558.253 euro. Un verdetto confermato in appello. Nel frattempo, però, i legali di Weinsten si sono rivolti al Tar, chiedendo che venisse accertato il diritto a percepire lo stipendio pieno da prof e allo stesso tempo il non obbligo di riversare nelle casse della Statale i compensi percepiti dalla libera professione. I giudici del Tribunale amministrativo si sono dichiarati incompetenti nel 2021, ma l’anno dopo il Consiglio di Stato ha ribaltato tutto.

Così la causa è tornata indietro, con esito però sfavorevole al dentista: per il Tar, ha svolto incarichi retribuiti non autorizzati e deve restituire tutto. Una decisione ora ratificata dal Consiglio di Stato, che non ha lasciato spazio alle interpretazioni. Chiaro il ragionamento seguito dal collegio presieduto da Marco Lipari: se passasse l’interpretazione avallata dagli avvocati di Weinstein (cioè che l’attività libero-professionale non rientra nelle fattispecie degli incarichi esterni che necessitano di un placet a monte), si finirebbe “per paradosso” per “incentivare i pubblici dipendenti a svolgere una doppia professione, senza temere alcuna conseguenza economica di tale gravissima infedeltà (al di là di eventuali provvedimenti disciplinari e finanche della decadenza dall’impiego), potendo per absurdum essi trattenerne i compensi relativi impunemente”.