MARIO CONSANI
Cronaca

Strage di Pioltello, quei controlli fai da te: "Quando vedevo i treni, fischiavo"

Al processo per l'incidente ferroviario, uno degli addetti spiega come avvenivano le verifiche sui giunti delle rotaie usurati e da rinforzare con un pezzo di legno. Quello del disastro si spezzò dopo un mese

Il disastro ferroviario vicino alla stazione di Pioltello

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Milano - Quando il binario si spezzò nei pressi della stazione di Pioltello, nel gennaio di quattro anni fa, il treno dei pendolari deragliò provocando tre morti tra i passeggeri e un’ottantina di feriti. Colpa di un giunto di rotaia usurato da mesi, che invece di essere sostituito con uno nuovo era stato solo sostenuto con una “zoncola“ di legno. Non un fatto straordinario, quello. "Ogni settimana si interveniva su qualche giunto, perché anche a chilometro 41 (della stessa linea, ndr.) ce n’era un altro che era rotto e siamo andati a rincalzare, anche alla protezione di Treviglio ce n’era un altro che si andava a controllare, penso che siamo andati lì a controllarlo anche quello lì". Le parole davanti a i giudici di uno degli operai di Rete ferroviaria italiana (Rfi) (ora in pensione) nel processo per disastro colposo e omicidio plurimo colposo che riprende domani, raccontano di una modalità di intervento sui binari che appare singolare, nel terzo millennio. "Io facevo la scorta (...) - spiega a verbale l’operaio raccontando il 'rattoppo' del giunto di Pioltello che di lì a un mese si sarebbe rotto - io guardavo che la squadra, quando arrivavano i treni, gli dicevo di uscire, guardavo i treni sia a destra che a sinistra, di uscire dal binario, loro erano sul binario che intervenivano, io facevo la scorta che dovevo guardare i treni, l’arrivo dei treni e facevo uscire". Anche al pubblico ministero suona strano che la sicurezza degli operai dipenda dall’allarme più o meno tempestivo che deve dare uno di loro in piedi sui binari.

"Cioè, lei era l’unica persona che guardava se arrivavano i treni? Per capire, tre suoi colleghi lavoravano e lei controllava a destra e a sinistra".

"Se c’era il passaggio dei treni".

"E se c’era il passaggio dei treni cosa faceva?"

"Fischiavo e loro dovevano uscire fuori, avevamo…"

"Col fischietto quindi"

"Sì".

Sul punto di rotaia che rompendosi causò il disastro, c’erano quattro binari tra alta velocità e linea ordinaria. "Sì - conferma l’addetto - in mezzo fra la linea veloce e la linea lenta, che era in sicurezza e io soprattutto dovevo guardare i treni che loro… su quel binario lì, perché loro sul binario dispari non ci stavano". Che i lavori potessero svolgersi interrompendo la funzionalità della linea, era quasi un’illusione. "Eh, non sempre ce la davano (l’interruzione, ndr) (...) Questioni di movimento treni, non lo so, poi bisogna vedere, se l’intervento era lungo si chiedeva e se non ce la davano intervenivamo fra un treno e l’altro".

Del resto, com’è emerso dall’inchiesta della procura sulle cause della tragedia, in commercio c’erano già dei giunti di ultima generazione in grado di segnalare automaticamente il proprio grado di usura e dunque la necessità di una sostituzione. Peccato che Rfi - i cui ex vertici, alcuni manager e tecnici (nove persone) sono a giudizio per la strage di Pioltello - secondo l’accusa abbia preso ad installare sulle linee quei “nuovi“ giunti solo dopo la tragedia, dopo aver finalmente eliminato del tutto la pratica di “rinforzare“ quelli usurati con le “zoncole“ di legno.

"Dopo l’incidente sono state eliminate tutte (le “zoncole“, ndr.) che c’erano, sono state tirate via, cambiati i giunti, dopo l’incidente c’è stato un cambiamento di giunti a non finire. (...) dove vedevano ruggine cambiavano, il giunto è sei metri, lo cambiavano tutto il pezzo. All’epoca erano arrivati dei giunti innovativi, che c’era… un pezzo che doveva controllare se il bina… se si rompeva da solo, è un automatico, non lo so che meccanismo c’era dentro, hanno messo quelli lì, però duravano poco". "Li aveva visti anche prima oppure li ha visti solo dopo l’incidente?" questi giunti intelligenti chiede il pm. E l’operaio: "No, no, io ne ho visto qualcuno dopo l’incidente".

email: mario.consani@ilgiorno.net

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