Processo Pifferi, il legale di una psicologa sotto accusa: il pm processa più le idee che i fatti

“Può un pubblico ministero scrivere che un'indagata sragiona o ancora che si può definire una eversiva perché avrebbe voluto fare la rivoluzione?”

Alessia Pifferi con l'avvocato Alessia Pontenani

Alessia Pifferi con l'avvocato Alessia Pontenani

Milano, 25 gennaio 2024 - "Ancora una volta il pubblico ministero dimostra di volere processare le idee più che le azioni. Speriamo al più presto di potere andare davanti a un giudice per dimostrare la infondatezza delle accuse, che ad onor del vero non siamo riusciti ben a comprendere". Lo spiega l'avvocato Mirko Mazzali, legale di una delle due psicologhe indagate per falso e favoreggiamento nel caso di Alessia Pifferi , la donna accusata di aver lasciato morire la figlioletta Diana

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Il legale della psicologa

"La lettura della memoria del pubblico ministero di 98 pagine, allegata al decreto di perquisizione, fatto peraltro anomalo - afferma il difensore - evidenza un comportamento del pubblico ministero assolutamente inopportuno. Può un pubblico ministero - prosegue il difensore - scrivere che un'indagata sragiona o ancora che si può definire una eversiva perché avrebbe voluto fare la rivoluzione ? Può dolersi in un atto che l'indagata critichi il Presidente del consiglio Meloni e il ministro Salvini? Può scrivere che nell'indagata convivono ragioni di tipo ideologico e pensieri antisociali. Queste affermazioni - conclude - che pertinenza hanno con l'indagine?".

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Cosa ha scritto il pm

Per il pm Francesco De Tommasi che indaga anche sull'avvocato di Pifferi, Alessia Pontenani, "non è esagerato affermare" che la psicologa di 58 anni "'sragioni', eppure si tratta di una persona a cui è affidato un compito delicatissimo, che può avere riflessi importanti anche sull'esito dei processi, specie di quelli per reati gravi". Sempre per la Procura, in un'intercettazione ambientale di un colloquio con Lucia Finetti, a cui è stato inflitto l'ergastolo per aver ucciso il marito, "vi è un passaggio" in cui la professionista "può essere definita un'eversiva che nella vita avrebbe preferito essere artefice di una vera e propria 'rivoluzione' e che invece ha poi optato, sfruttando la propria posizione di potere, per una 'rivolta', contro lo Stato", ossia "aiutando e favorendo dall'interno i detenuti". Secondo l'accusa,  avrebbe falsificato, assieme alla collega e al legale, un test psicodiagnostico per dimostrare che la 38enne ha un grave deficit mentale e per farle ottenere una perizia psichiatrica nel processo. Nel colloquio con Finetti diceva: "Siamo vittime di una società sbagliata (...) io credo che una goccia comunque scavi la roccia (...) sono nel centro del potere invece che fare la rivoluzione che mi sarebbe molto più piaciuto". Nelle intercettazioni, riporta la memoria del pm, anche "critiche" a Salvini e Meloni in relazione "all'omicidio di Giulia Cecchettin". In più, il pm scrive che la donna cita "parole di Mao Tse Tung", come "si fanno le battaglie che si vincono". In lei, scrive ancora il pm, "convivono ragioni di tipo ideologico e pensieri antisociali".