ANNA GIORGI
Cronaca

Morte di Diana Pifferi, perizia psichiatrica per pericolosità sociale sulla madre Alessia. Il pm: “Non ha problemi mentali, è solo scellerata”

Milano, la bimba di 18 mesi morta di stenti nel luglio 2022. L’avvocato: “Chiederò che venga riconosciuto solo l’abbandono di minore”. La donna, 37 anni, è accusata di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione. La sorella: bugiarda e scaltra

Alessia Pifferi nell'aula del Tribunale di Milano

Milano, 10 ottobre 2023 –  La Corte d'Assise di Milano ha disposto una perizia psichiatrica per valutare la capacità di intendere e volere al momento dei fatti e l'eventuale pericolosità sociale di Alessia Pifferi, la mamma di 37 anni accusata di omicidio volontario, anche aggravato dalla premeditazione, per aver lasciato morire di stentinel luglio 2022, abbandonando da sola in casa per sei giorni, la figlia Diana, che aveva meno di un anno e mezzo. Il presidente della Corte Ilio Mannucci Pacini ha “ritenuto necessario concedere l’accertamento”, per verificare la “sussistenza al momento del fatto della capacità di intendere e di volere nonché l'eventuale pericolosità sociale” della donna. 

Alessia Pifferi e la piccola Diana
Alessia Pifferi e la piccola Diana

Nel caso venisse accertato che la donna era totalmente incapace e, dunque, non imputabile, sarebbe assolta per vizio totale di mente e collocata, in caso di pericolosità sociale, in una struttura per l'esecuzione delle misure di sorveglianza. In caso di vizio solo parziale, invece, ci sarebbe una riduzione sulla pena. Se venisse, invece, riconosciuta capace, Pifferi rischierebbe una condanna all'ergastolo.

Alla richiesta di perizia presentata dall'avvocatessa Alessia Pontenani, legale di Pifferi, si erano opposti i pubblici ministeri Francesco De Tommasi e Rosaria Stagnaro e la madre e la sorella di Alessia Pifferi, costituite parti civili e assistite dall'avvocato Emanuele De Mitri. L'udienza del conferimento dell'incarico del perito, Elvezio Pirfo, è stata fissata per il prossimo 13 novembre.

Il legale della difesa: “Chiederò che venga riconosciuto solo l’abbandono di minore”

“Chiederò per la Pifferi che venga riconosciuto solo l'abbandono di minore con morte come conseguenza del primo reato. In questo caso l'abbandono di minore sarebbe punibile con 8 anni”, ha detto il legale di Pifferi a margine dell’udienza. E ha sottolineato: “Non voleva uccidere la bimba, non era consapevole del rischio, l'aveva già lasciata sola altre volte e non capiva le conseguenze delle sue azioni”.  L'avvocato hapoi espresso soddisfazione per la decisione dei giudici di disporre una perizia psichiatrica sulla donna e ha criticato le parole usate oggi dai pm, i quali hanno chiesto di respingere l'istanza di perizia, sostenendo che la donna sarebbe stata “manipolata” negli accertamenti medici in carcere, dai quali è emerso, in sostanza, che ha un ritardo mentale. “Non è vero che è stata condizionata - ha chiarito il difensore - ha fatto dei test specifici e secondo le psicologhe, tra l'altro, lei è pericolosa socialmente, perché influenzabile da terzi”. E ancora: “Il pm se parla di manipolazione faccia accertamenti sul carcere, li faccia”. 

La sorella di Alessia: “È bugiarda e scaltra”

"Il mio pensiero resta sempre quello, io conosco le sue bugie, non la ritengo così incapace da non riuscire a parlare, scrivere, agire, come dicono i suoi consulenti, mia sorella è una scaltra”, ha commentato Viviana Pifferi, sorella di Alessia. “Era prevedibile che venisse disposta”, ha spiegato la sorella, parte civile assieme alla madre, nonna di Diana, contro la 37enne. “Una persona che fino al giorno prima è normale ora passa per una che ha difficoltà di muoversi, di agire. Quando succedono queste cose qua si tende sempre a far venire fuori un deficit, qualcosa”, ha aggiunto Viviana Pifferi. E ancora sulla sorella: “Pentita dice di esserlo, cambiata non so”.

Il pm: “Nessun problema mentale per Alessia Pifferi”

"Non ci sto ad essere preso in giro, la signora non ha alcun problema mentale e ha avuto un atteggiamento scellerato nei confronti della figlia”, aveva affermato in aula a inizio udienza il pm De Tommasi, criticando i presupposti degli accertamenti medici effettuati dal carcere di San Vittore e la consulenza della difesa sul preteso ritardo mentale della donna. Secondo l’accusa, infatti, la donna sarebbe stata “manipolata in carcere” passando in un anno da sana di mente a “una persona con capacità cognitive inferiori a quelle di un bambino”. il pm ha quindi ribadito: “Riteniamo assolutamente inutile una perizia sulla capacità cognitiva e non necessaria una perizia sull'imputabilità perché non c'è nessun tipo di elemento che possa mettere in discussione la capacità dell'imputata di rendersi conto di quello che stava facendo”.

Il test nel carcere di San Vittore e la “manipolazione”

Per il pm De Tommasi, Alessia Pifferi “entra in carcere senza pregressi psichiatrici, entra a San Vittore dopo essersi sottoposta a interrogatorio” e nel ricostruire quanto accaduto il 20 luglio 2022 “segue un ordine logico e cronologico, insomma non emerge nessuna problematica. Per diversi mesi la Pifferi è una persona che sta benissimo, ha la piena capacità di esporre i fatti, di relazionarsi, è lucida non ha nessun tipo di problemi”, poi il test Wais (per valutare l'intelligenza negli adulti, la difficoltà di apprendimento, il deterioramento cognitivo e il quoziente intellettivo) fatto dai medici all'interno del carcere 'trasforma' il quadro. 

“E' un metodo anomalo”, che poco dice da solo, ma che soprattutto per il pm "fuoriesce dalle competenze della struttura psichiatrica del carcere”. La pubblica accusa non contesta solo il metodo, ma anche l'oggetto dell'accertamento che ha come effetto “quello di manipolare il cervello della Pifferi”. “L’effetto è stato quello di metterle in testa di non avere alcun tipo di responsabilità e di fare affermazioni sconcertanti durante la scorsa udienza”.

De Tommasi contesta che l'imputata abbia un Qi di 40 - “non sarebbe stata in grado di dire nulla né di formulare accuse contro il personale di polizia, di relazionarsi con nessuno”. Invece, ha dato “risposte chiare”, ha reso “dichiarazioni sconcertanti”, è stata proprio lei a dichiararsi consapevole di ciò che ha fatto, “dicendo che a volte lasciava da bere alla piccola per la sua sopravvivenza”. 

L’avvocato di parte civile: “Sapeva ciò che stava facendo”

Anche il legale di parte civile, l'avvocato Emanuele De Mitri, che rappresenta la madre e la sorella dell'imputata, aveva dato parere negativo alla perizia perché lei stessa “ha sempre detto che sapeva che la bimba poteva morire”. Alessia Pifferi “sapeva ciò che stava facendo e cosa avrebbe provocato il digiuno sulla bambina e lei non ha mai avuto problemi psichiatrici”. Poi, nel processo “ha cercato di scaricare le responsabilità sulla sua famiglia e sull'ex compagno”.

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