“Alessia Pifferi è come una bimba di 7 anni". La difesa insiste con la perizia sull’infermità

Per la Procura invece la madre che lasciò morire di stenti la piccola Diana è “sanissima” e può affrontare il processo

Alessia Pifferi in tribunale

Alessia Pifferi in tribunale

Milano – "Una bambina (Diana) in mano a una bambina (la mamma Alessia Pifferi)". Ad Alessia Pifferi, la donna di 36 anni finita in carcere per avere lasciato morire la figlia Diana di 18 mesi è stato diagnosticato un quoziente intellettivo pari a quello di una bambina tra i 6 e i sette anni. Lo ha spiegato la difesa della Pifferi, Alessia Pontenani, a margine della udienza in corte d'Assise in cui ha anticipato la richiesta di perizia psichiatrica per la sua assistita. La Corte ha respinto la richiesta di estromissione formulata dal pm Rosaria stagnaro della consulenza redatta dalle psicologhe di San Vittore. Nella consulenza che verrà utilizzata ai fini istruttori si certifica la disabilità cognitiva grave della Pifferi.

La donna in carcere non mostra segni di pentimento, socializza con le altre detenute. In passato, come ricostruito nella relazione delle psicologhe, la Pifferi aveva ipotizzato viaggi con il fidanzato a Tenerife senza preoccuparsi della piccola Diana che sarebbe rimasta a casa sola. Si torna in aula il 5 giugno per l'analisi dei testimoni. La Corte d'Assise di Milano si è riservata di disporre una perizia sulle condizioni psichiche della donna all'epoca dei fatti all'esito dell'istruttoria dibattimentale.

La perizia

Il primo tentativo di chiedere una perizia psichiatrica è stato respinto. La difesa di Alessia Pifferi, la 37enne in carcere da fine luglio 2022 potrà, però, riprovarci. Per ora i giudici hanno soltanto deciso che la donna può affrontare il processo perché ne comprende “le dinamiche”, ma potrebbero disporre l'accertamento psichiatrico in merito alla capacità di intendere e volere al momento dei fatti.

La sorella 

“È stato giusto non concedere la perizia, per una settimana l'ha abbandonata, non è stato un raptus”, ha commentato Viviana Pifferi, sorella dell'imputata che, così come la nonna della piccola, si è costituita parte civile contro di lei, entrambe assistite dal legale Emanuele De Mitri. “Non ha mai chiesto scusa, nemmeno nelle lettere che ha inviato a me e a mia madre - ha detto la zia di Diana, che anche oggi in aula indossava una maglia con una foto della bimba - non le risponderò mai fino a che non chiederà almeno scusa, io sono contro mia sorella ed è la parte giusta, perché quella che è morta è mia nipote".

Il legale 

L'avvocato Alessia Pontenani, che assiste la 37enne accusata di omicidio volontario anche aggravato dalla premeditazione, stamani ha chiesto una perizia sulla capacità di stare in giudizio in base ad una relazione di una psichiatra di San Vittore dalla quale “si evince un possibile deficit cognitivo". La difesa ha preannunciato che, all'esito dell'esame dei testimoni (udienze fissate fino a luglio), tra cui due consulenti difensivi su aspetti psicologici e psichiatrici, chiederà la perizia sul vizio di mente. E ha fatto sapere che la donna prende psicofarmaci, è pentita e subisce aggressioni fisiche e verbali in carcere. Tra i consulenti difensivi pure il genetista Marzio Capra, che fece parte del pool della difesa nel caso Yara.

La Procura

Alessia Pifferi, hanno replicato i pm Francesco De Tommasi e Rosaria Stagnaro, è una “persona sanissima, talmente sana che ha pensato di scrivere dal carcere tante lettere ai media per parlare della sua vicenda e far parlare di sé”. La Procura ha evidenziato che in nessuna delle relazioni mediche agli atti sono contenuti elementi su problemi mentali della donna. E ha depositato ai giudici “l'audio e il video del primo interrogatorio della sera del 20 luglio in Questura, dove appare come una persona sempre lucida, orientata, capace di descrivere nel dettaglio, senza far trasparire particolari emozioni, poco dopo il ritrovamento del corpo di Diana”. Depositate dai pm anche le note chat con messaggi tra la donna, in aula anche oggi, e una “serie di uomini”, da cui “si desume che ha vissuto secondo una strategia ben precisa, chiara e lucida, fatta di scelte di vita ben precise”. Lasciò la figlia da sola in casa, tra il 14 e il 20 luglio, per stare, come confessò lei stessa, col compagno (non padre della bimba).

I giudici

"Una bambina(Diana)in mano a una bambina (la mamma Alessia Pifferi)". Ad Alessia Pifferi, la donna di 36 anni finita in carcere per avere lasciato morire la figlia Diana di 18 mesi è stato diagnosticato un quoziente intellettivo pari a quello di una bambina tra i 6 e i sette anni. Lo ha spiegato la difesa della Pifferi, Alessia Pontenani, a margine della udienza in corte d'Assise in cui ha anticipato la richiesta di perizia psichiatrica per la sua assistita. La Corte ha respinto la richiesta di estromissione formulata dal pm Rosaria stagnaro della consulenza redatta dalle psicologhe di San Vittore. Nella consulenza che verrà utilizzata ai fini istruttori si certifica la disabilità cognitiva grave della Pifferi. La donna in carcere non mostra segni di pentimento, socializza con le altre detenute. In passato, come ricostruito nella relazione delle psicologhe, la Pifferi aveva ipotizzato viaggi con il fidanzato a Tenerife senza preoccuparsi della piccola Diana che sarebbe rimasta a casa sola. Si torna in aula il 5 giugno per l'analisi dei testimoni.

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