GIULIA BONEZZI
Cronaca

Il piano pandemico oggi: scorte per 187 milioni e sorveglianza speciale su aviaria e morbillo

L’assessore Guido Bertolaso ha aggiornato il Pirellone sulle misure in atto: via all’acquisto di scorte per tre anni di mascherine, reagenti e tamponi

Le mascherine restano obbligatorie in alcuni reparti a rischio e in pronto soccorso

Le mascherine restano obbligatorie in alcuni reparti a rischio e in pronto soccorso

Milano – Il 5 maggio scorso l’Oms dichiarava finita l’emergenza Covid, che per l’Organizzazione mondiale della sanità era cominciata ufficialmente l’11 marzo del 2020, quando la Lombardia affrontava da tre settimane l’incubo della pandemia.

In Italia, dove lo stato d’emergenza è cessato ad aprile 2022, molti vorrebbero dimenticarlo, com’è chiaro negli sguardi puntati ai pochissimi che ancora indossano in metropolitana una di quelle mascherine rimaste obbligatorie solo nelle Rsa, in alcuni reparti a rischio e al pronto soccorso. Eppure la Regione Lombardia, con delibera del 15 maggio scorso, ha proposto al Ministero della Salute di comprare coi fondi nazionali per gli investimenti in conto capitale 13 milioni 463 mila mascherine Ffp2, 15,8 milioni di chirurgiche e di spendere in tutto 69 milioni 604.582 euro in Dpi (Dispositivi di protezione individuale) che includono pure occhiali, visiere, camici, disinfettanti e altra roba banale quanto introvabile nella primavera di tre anni fa. Come i tamponi, ed ecco aggiungersene alla lista della spesa un milione e un altro milione di prima generazione, più un milione di test molecolari per diagnosticare l’influenza A e B, il virus sinciziale e la Sars, 200 mila test "multipanel" per la sorveglianza delle sindromi respiratorie, quasi 2,4 milioni di test antigenici di quarta generazione, 50mila kit per il sequenziamento: in tutto, altri 106 milioni 517.250 euro in reagenti e altro materiale da laboratorio, e ulteriori 11 milioni 480 mila euro per lo sviluppo informatico della gestione di cartelle cliniche e laboratori.

Il totalone è di oltre 187 milioni 600mila euro. Scorte "fino a tre anni". E qualcuno, forse, l’avebbe bollato come "spreco" prima che la pandemia riportasse il concetto di "piano pandemico" al centro del dibattito (e delle inchieste). L ’assessore al Welfare Guido Bertolaso, rispondendo a un’interrogazione della consigliera di Azione-Italia viva Lisa Noja, ha aggiornato la Commissione Sanità sullo stato d’attuazione del piano pandemico regionale 2021-2023, approvato dal Pirellone un anno e un mese fa. Oltre alle scorte, Bertolaso ha ricordato la pubblicazione, "sin dall’agosto" 2022, dei piani con cui le singole Ats hanno "pianificato, per il triennio, la risposta a una pandemia influenzale, fornendo indicazioni alle unità di offerta socio-sanitarie" i cui piani operativi sono articolati in quattro fasi – "Interpandemica (tra una pandemia e l’altra, ndr) ; di allerta; pandemica; di transizione", con i relativi "interventi per fronteggiarla e limitarne l’impatto" – e comprendono anche "l’area socio-assistenziale, al fine di garantire a tale rete indicazioni puntuali ed omogenee"

. È stato costituito un comitato pandemico che si riunisce due volte l’anno; il secondo incontro, lo scorso 30 marzo, ha aggiornato i tecnici sui "sistemi di sorveglianza per identificare i segnali potenzialmente utili a intercettare una minaccia pandemica" (ricoveri, accessi al pronto soccorso e la rete dei medici-sentinella Influnet, estesa ai 12 mesi) e altre azioni in programma, come "una formazione centrale" su argomenti come "le infezioni correlate all’assistenza e ospedaliere" (i batteri resistenti agli antibiotici non sono scomparsi col Covid) e una’dashboard’ cui le Ats avranno accesso per "monitorare eventuali segnali anomali o di allerta".

Il comitato ha chiesto alle Ats di "particolare attenzione a due tipologie di segnalazione": l’influenza aviaria e il morbillo. Sul morbillo dall’inizio di quest’anno l’Oms ha suonato l’allarme anche in Europa: i casi, che dopo le epidemie del 2018-19 erano crollati nel 2020-21 delle chiusure per Covid, l’anno scorso sono tornati ad aumentare. Perché anche le vaccinazioni dei bambini hanno subito una battuta d’arresto durante la pandemia, tornando ad allontanare la copertura al 95% con due dosi che sarebbe necessaria per debellare la malattia; obiettivo che l’Oms s’era data per il 2015, mancato anche per la propaganda, ben precedente alla pandemia, contro un vaccino sicuro, che esiste da quasi sessant’anni. "Il morbillo torna a far paura nel mondo - ha twittato di recente l’infettivologo Matteo Bassetti – a causa dello scetticismo sui vaccini".