GRAZIA LISSI
Cronaca

“Peter Grimes“ alla Scala: "Solo nella bellezza c’è traccia di umanità. Ed è ciò che cerco"

Simone Young dirige l’opera: "Essere donna? Mai un problema. Nel ’97 ho diretto “Lohengrin”, un mese dopo nasceva mia figlia".

“Peter Grimes“ alla Scala: "Solo nella bellezza c’è traccia di umanità. Ed è ciò che cerco"

“Peter Grimes“ alla Scala: "Solo nella bellezza c’è traccia di umanità. Ed è ciò che cerco"

Le donne direttrici d’orchestra ispirano libri, film e chiacchiericci, finché non si ascolta Simone Young. Una musicalità assoluta, un’intelligenza sensibile che rende ogni sua interpretazione unica e innovativa.

Nata a Sidney, fra i maggiori direttori d’orchestra del nuovo millennio, Young questa sera dirige l’ultima rappresentazione di “Peter Grimes” alla Scala; per chi volesse rivederlo e riascoltarlo il capolavoro di Britten è disponibile sulla piattaforma www.lascala.tv.

Pianista, compositrice, a 25 anni si trasferisce a Parigi.

"Ero agli esordi, ho chiesto a Boulez di poter assistere alle sue prove, sono rimasta con lui quattro mesi, mi ha cambiato la vita; poi a Berlino ho incontrato Barenboim". Aperta e disponibile Simone Young racconta - in italiano perfetto - la sua idea di musica e libertà.

Chi è oggi Peter Grimes?

"Un uomo che vive al di fuori della società come lo era, in fondo, Benjamin Britten, per questo è un’opera così vicino alla nostra epoca. E’ stata scritta nel 1945 Britten viveva la condizione di escluso, era omosessuale e Inghilterra l’omosessualità era un reato. I suoi riferimenti musicali sono tedeschi non inglesi, per questo non fu capito,

in Grimes risento il “Wozzeck” di Berg".

E chi è il bambino al servizio di Grimes, la cui scomparsa genera la storia?

"L’innocenza. Peter Grimes non riesce a controllare la violenza che ha dentro di sé, questo gli genera frustrazione. Desidera appartenere a un mondo che lo rifiuta, è stato un ragazzo maltrattato dal padre, questo comportamento si ripercuote su ogni bambino che incontra. Britten si ritrova in Grimes per lui scrive una musica straordinaria, strana, tragica e bella; il compositore sa che il protagonista può cambiare solo se la stessa società lo farà".

Nelle sue direzioni rivela un’interpretazione sensibile per la musica scritta fra le

due guerre mondiali.

"Sono affascinata da tutto ciò che è stato scritto dal 1890 al 1965, in questo periodo

l’arte europea ha cercato di ritrovare il suo posto nel mondo; i grandi movimenti immigratori, le guerre hanno trasformato l’Europa. I miei nonni paterni hanno dovuto lasciare l’Irlanda per trasferirsi in Australia, quelli materni hanno abbandonato la

Croazia; gli intellettuali irlandesi di quegli anni avevano una visione della vita malinconica e dolce, nel racconto della loro nostalgia c’era sorriso e dolore. Ritrovo questi caratteri nella grande musica occidentali di quei decenni.

Gli artisti cercavano di ritrovare la bellezza del XIX secolo sapendo che tutto era ormai diverso, hanno ontinuato a cercarla sapendo che solo nella bellezza c’è traccia di umanità".

È una donna sul podio.

"Non è mai stato un problema, nel 1997 ho diretto “Lohengrin” a Vienna, un mese

dopo nasceva mia figlia".