ANDREA GIANNI
Cronaca

Pestaggi e torture al Beccaria. No della Procura ai domiciliari: "Gli agenti restino in cella". Al vaglio testimonianze e denunce

In tre presentano ricorso al Riesame, fissate le prime udienze. Da lunedì audizioni dei ragazzi. La vicepresidente del Senato Ronzulli visita la struttura: ferita aperta, riprendiamo in mano la situazione.

Gli agenti della polizia penitenziaria arrestati per le presunte torture e violenze nei confronti di ragazzi detenuti nel carcere minorile Beccaria di Milano devono rimanere in carcere, secondo la Procura di Milano che ha dato parare negativo alla richiesta di domiciliari avanzata dai difensori di alcuni degli indagati al termine degli interrogatori che si sono svolti nei giorni scorsi. Analogo parere negativo anche alla richiesta di revoca della sospensione dal servizio per altre 8 guardie carcerarie che non hanno messo in atto materialmente le violenze, ma "con la loro presenza hanno rafforzato il proposito criminoso" o comunque "non hanno impedito l’evento", ossia i pestaggi. Istanze sulle quali si esprimerà nei prossimi giorni il gip Stefania Donadeo.

Intanto, da lunedì, inizieranno le audizioni dei minorenni, almeno una decina, che si ritiene siano le vittime dei pestaggi e delle torture ipotizzati dall’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Letizia Mannella e dai pm Rosaria Stagnaro e Ceclia Vassena. Tappe di un’indagine che sembra destinata ad allargarsi, vagliando altre denunce e ricostruendo i contorni di episodi, ruoli, responsabilità e presunte omissioni anche di ex dirigenti del carcere.

Si terranno inoltre il prossimo 7 maggio le udienze davanti al Tribunale del Riesame di Milano per discutere le istanze di revoca della misura cautelare presentate da due dei 13 agenti di polizia penitenziaria finiti in carcere dieci giorni fa. Per un terzo agente la data non è ancora stata fissata. I 21 indagati tra arrestati e sospesi, interrogati dal giudice, eccetto alcuni, hanno risposto alle domande e si sono difesi dicendo in sostanza che non si trattava di aggressioni ma di "interventi di contenimento" e di aver dovuto gestire una situazione difficile in piena autonomia, in quanto "abbandonati" in un luogo in cui nessuno voleva stare, tra tensioni, turni massacranti e mancanza di personale. Ieri ha fatto visita alla struttura la senatrice e vicepresidente del Senato Licia Ronzulli, accompagnata dal direttore Claudio Ferrari e dall’ex cappellano don Gino Rigoldi. "Il Beccaria è stato ferito da questo evento traumatico – spiega – c’è la volontà di riprendere in mano la situazione, dare delle regole e formare".