ANDREA GIANNI
Cronaca

Sconta l’ergastolo per un delitto mai commesso: l’abbraccio con la magistrata che l’ha sempre creduto innocente

Incontro fra Zuncheddu, condannato a più di 30 anni di reclusione per un delitto mai commesso, e la Pg di Milano Nanni, da sempre convinta della sua innocenza: "Giudizi viziati alla base, pene più severe per falso e calunnia"

Beniamino Zuncheddu e la procuratrice generale di Milano Francesca Nanni

Beniamino Zuncheddu e la procuratrice generale di Milano Francesca Nanni

Milano – In prima fila Beniamino Zuncheddu, con accanto i parenti arrivati con lui dalla Sardegna a Milano. Tra i relatori del convegno sugli errori giudiziari la procuratrice generale di Milano Francesca Nanni. La magistrata che, quando era Pg a Cagliari, credette nella sua innocenza, appoggiando la battaglia dell’avvocato Mauro Trogu sfociata nella revisione del processo e nell’assoluzione dell’ex pastore sardo che ha trascorso oltre trent’anni in carcere per un delitto mai commesso.

Un incontro, tra l’ex ergastolano 59enne, la procuratrice generale e l’avvocato Trogu, che è l’occasione per una riflessione sulla giustizia. "La prima cosa che mi ha colpito – ricorda Nanni – è il fatto che Zuncheddu si continuava a dichiarare innocente. Ho incontrato l’avvocato Trogu e, studiando le carte, mi sono convinta". Le nuove indagini si sono concentrate sulla "prova regina", cioè le dichiarazioni dell’unico sopravvissuto alla strage di Sinnai, Luigi Pinna. Era stato lui a riconoscere in Zuncheddu, allora 26enne, il killer che freddò Gesuino Fadda, il figlio Giuseppe e Ignazio Pusceddu, nell’ovile l’8 gennaio di 33 anni fa, spianando la strada alla condanna ora annullata. Grazie ai nuovi accertamenti, e a una frase "in sardo stretto" rivolta alla moglie e intercettata dagli investigatori, il super testimone ha ritrattato infine il riconoscimento, sostenendo che la foto di Zuncheddu gli era stata mostrata da un poliziotto e che dunque sarebbe stato indotto ad accusarlo.

"Quando durante il dibattimento Pinna ha pronunciato la frase “effettivamente io non l’ho visto in volto” – prosegue Nanni – è stata una soddisfazione. Da lì si è aperta una voragine".

Nanni (magistrata che tra l’altro ha espresso parere contrario all’istanza di revisione della sentenza di condanna di Olindo Romano e Rosa Bazzi per la strage di Erba) traccia un parallelo tra il caso Zuncheddu e l’altra revisione di cui si è occupata nel corso della carriera, l’errore giudiziario che ha colpito Daniele Barillà, piccolo imprenditore arrestato l’11 febbraio 1992 a Nova Milanese per un grossolano scambio di persona - guidava una Fiat con tre numeri della targa uguali a quelli di un narcotrafficante - e rimasto in carcere per più di 7 anni. "In entrambi i casi il comportamento dei giudici è stato influenzato da una falsità negli atti – sottolinea – che ha minato alla base il giudizio".

Da qui la proposta di un "inasprimento" per "reati contro l’amministrazione della giustizia" come falso e calunnia, con meccanismi di "ostatività" o una "corsia preferenziale" sul modello Codice rosso. Una riflessione durante il convegno a Palazzo di giustizia (moderato dagli avvocati Simona Candido e Silvia Gatto) organizzato da Associazione Giovani Avvocati Milano (Agam), Camera penale ed Extrema Ratio, nell’ambito di un ciclo di incontri per "arrivare a un cambiamento culturale" sulla giustizia. "Ora ho ripreso la mia vita in mano, ma mi hanno tolto 33 anni", spiega a margine dell’incontro Zuncheddu, che presenterà un’istanza per ottenere il risarcimento per ingiusta detenzione e sulla vicenda ha scritto un libro, “Io sono innocente“, con l’avvocato Trogu. "Durante gli anni in carcere - spiega – non ho mai smesso di sperare". L’ex detenuto ha risposto anche a una domanda su casi mediatici come quelli di Olindo e Rosa e di Massimo Bossetti: "Dicono di essere innocenti? Se lo sono, vadano avanti".