ANDREA GIANNI
Cronaca

Parricida in fuga dalla giustizia da 29 anni, dopo l’arresto la scarcerazione. E i giudici negano l’estradizione in Brasile

Condannato a 30 anni di carcere per aver ucciso il padre per futili motivi. Non ha mai scontato la pena dopo essere stato arrestato nel 2022 in un campeggio vicino a Varese

L'omicidio del padre risale al 1995

L'omicidio del padre risale al 1995

Milano, 10 settembre 2024 – Da quasi trent’anni il brasiliano Gustavo Miranda Braga Dos Santos schiva la giustizia. Una fuga iniziata il 19 maggio 1995, quando uccise il padre a colpi di coltello durante una lite “per futili motivi” a Rio de Janeiro, che ora ha visto l’ultimo atto davanti alla sezione quinta penale della Corte d’Appello di Milano. I giudici hanno disposto infatti l’archiviazione del procedimento di estradizione verso il Brasile a carico del 51enne, in quanto l’uomo “non è reperibile sul territorio italiano” e “non si trova sottoposto a misura coercitiva”. È stato infatti arrestato nel 2022 in provincia di Varese, dopo poche settimane di carcere è riuscito a ottenere la revoca della misura cautelare e, una volta in libertà, si è dato alla macchia, rifugiandosi probabilmente in un altro Paese europeo. Su di lui pende un mandato di cattura internazionale spiccato dal Brasile, e una condanna a trent’anni di reclusione per omicidio che forse non sconterà mai.

Gustavo Miranda Braga Dos Santos, secondo gli atti del procedimento, ha ucciso il padre quando era poco più che ventenne, durante una lite associata “a medicinali” che la vittima “era solita assumere”. Dopo il delitto è riuscito a scappare in Europa, rifugiandosi in Belgio, dove si è costruito una famiglia, ma nel luglio 2022 la sua strada si è incrociata con la giustizia italiana. Durante una vacanza in Lombardia, per accompagnare il figlio ai Mondiali di canottaggio, è stato arrestato dalla polizia, grazie all’alert alloggiati scattato sulla base dei documenti presentati al momento della registrazione in un camping a Malnate, alle porte di Varese. La Questura di Varese, nell’annotazione dell’epoca, evidenziava il “fondato pericolo di fuga” dovuto anche al fatto che l’uomo si trovava in Italia solo temporaneamente, mentre ha residenza stabile all’estero. 

La decisione della Corte d’Appello

È rimasto in cella fino a settembre 2022, quando la quinta sezione penale della Corte d’Appello di Milano ha ordinato la revoca della misura della custodia cautelare in carcere, in quanto “ha perso efficacia dopo 40 giorni dalla comunicazione dell’arresto” alle autorità brasiliane. “Rilevato che a tutt’oggi non risulta pervenuta la domanda di estradizione e osservato che risulta decorso il termine di cui all’articolo 13 del trattato bilaterale di estradizione Italia-Brasile”, i giudici milanesi avevano ordinato la scarcerazione. Un ritardo nelle comunicazioni da parte del Paese sudamericano - tra l’altro al centro per anni di un braccio di ferro con l’Italia legato all’estradizione dell’ex terrorista Cesare Battisti - che, di fatto, ha consentito a Gustavo Miranda Braga Dos Santos di lasciare l’Italia e di rendersi irreperibile, beffando così la giustizia.

E ora i giudici, in accordo con la Procura generale, non hanno potuto fare altro che mettere la parola fine sulla vicenda, con un’ordinanza che archivia il procedimento di estradizione. Il brasiliano è stato difeso sin dall’arresto dagli avvocati Maria Valentina Miceli e Alexandro Maria Tirelli, oggi occupato nel suo ruolo di presidente delle Camere Penali Internazionali. “Le estradizioni non devono essere assolutamente considerate un automatismo, anche ove esistano i trattati che le dispongono – spiega Tirelli –. A mio avviso la consegna di un ricercato dovrebbe essere garantita solo quanto tutti i requisiti previsti dagli accordi vengano soddisfatti: condizione molto rara”.