Milano, 10 agosto 2024 – Reclutate tramite un annuncio online per un lavoro stagionale, poi segregate e sfruttate: undici persone sono state trovate dalla guardia di finanza di Milano in una fabbrica illegale per la detenzione e la lavorazione del tabacco estero di contrabbando e per la produzione di sigarette con marchi contraffatti.
A Rodano, vicino a Pioltello e Cernusco di Naviglio, i finanzieri si sono recati presso alcuni capannoni attrezzati con macchinari “professionali, di dimensioni industriali” e una sorta di edificio direzionale adibito ad alloggio, c'erano 11 persone. Tutte loro, tranne una, sono state reclutate solo un mese fa dalla Bielorussia grazie a un annuncio online: inizialmente sono state arrestate e poi rilasciate dal giudice per le indagini preliminari Fabrizio Filice, perché responsabili del reato di contrabbando e contraffazione ma d’altro canto sono state loro stesse vittime di “una organizzazione criminale a carattere transnazionale”.
Gli arresti e la fabbrica
Gli arresti, convalidati, così come il sequestro dell'opificio chiesto dal pm Giovanni Tarzia, risalgono allo scorso martedì. Nell'area, una volta deposito di fuochi d'artificio, e ora in un grave stato di “incuria”, accanto a materiale per il packaging e tanto altro, erano stipate numerose macchine per la lavorazione del tabacco, la fabbricazione di sigarette, il confezionamento di pacchetti e stecche con marchio “Marlboro” e “Winston”.
I pacchetti stoccati contenevano informazioni e avvertenze per la salute in lingua inglese ed erano sprovvisti del contrassegno dei Monopoli di Stato. La quantità di tabacco lavorato a cui ora sono stati messi i sigilli, è di 3.510 chili, mentre le sigarette sono 52 mila suddivise in 104 colli da 50 stecche ciascuno, per un peso di 1.040 chili.
L’annuncio e l’arrivo in Italia
I dieci operai bielorussi (l’undicesimo è di un’altra nazionalità) avevano risposto a un annuncio che prometteva 2.500/3.000 euro al mese – quanto lo stipendio media annuale in Bielorussia – e per venire in Italia sono entrati in contatto prima con dei mediatori. Sono stati portati nel paese in tre gruppi “scaglionati” lo scorso mese, attraverso differenti tratte e durante il viaggio sono stati loro sequestrati i cellulari.
Una volta giunti a Rodano, centro alle porte di Milano, dove si trovano i capannoni, come hanno raccontato, è stato ordinato loro di ripristinare l'area che era “abbandonata e piena di rifiuti edili”, di “portare l'energia elettrica attraverso il montaggio di un generatore”. In uno dei due capannoni sono poi stati montati i macchinari industriali per la lavorazione del tabacco e la produzione di sigarette contraffatte, attività “nella quale gli indagati (non tutti) sono stati coinvolti successivamente, man mano che finivano la parte edile”.
“Quasi sequestro di persona”
Hanno inoltre riferito che era stato loro “severamente vietato di spostarsi liberamente nell'area”, tant'è “che era stato predisposto un circuito di videosorveglianza” e “cancello di uscita era comunque chiuso e loro non avevano le chiavi”.
La spesa veniva portata da un ragazzo che viveva nei pressi dei fabbricati e che si occupava anche della spazzatura, mentre per le emergenze, ma non per chiamare i parenti, l'organizzazione aveva messo a disposizione per tutti un solo telefono. Una situazione, come osserva il gip Fabrizio Filice, che “lambisce il sequestro di persona”, oltre che essere “degradante” per le condizioni in cui gli operai, tutti incensurati, sono stati costretti a vivere e lavorare senza essere mai stati retribuiti.