FRANCESCO DONADONI
Cronaca

Omicidio Pozzi, parla la moglie: "Mio marito non è stato ucciso"

La donna difende la figlia indagata: fu un incidente

Simona Pozzi assolta dall'accusa di omicidio

Milano, 5 aprile 2019 - «Mio marito è stato male ed è caduto, non l’ha ucciso nessuno». Ne è convinta Angela Soldo, moglie del negoziante di Affori Maurizio Pozzi, che secondo gli inquirenti è stato invece ammazzato nella sua casa, il 6 febbraio 2016. La donna ha difeso la figlia Simona, indagata a piede libero per omicidio, testimoniando nel processo a Bergamo a carico di Pasquale Tallarico, unico imputato per l’aggressione subita dal negoziante il 27 settembre del 2013 a Piazzatorre, località dell’alta Valle Brembana dove i Pozzi avevano una casa per le vacanze.

Uno sconosciuto che indossava un casco aveva colpito Maurizio Pozzi a ripetizione con un bastone, o una spranga di colore scuro. Una vicenda scoperta poco più di due anni dopo dagli investigatori della Squadra mobile di Milano, al lavoro sull’omicidio di Pozzi. La figlia è considerata la mandante sia dell’omicidio sia dell’aggressione avvenuta anni prima nella Bergamasca. Sullo sfondo dissidi con il padre per motivi economici. La moglie di Maurizio Pozzi, Angela Soldo, ha ricostruito in aula il pestaggio a Piazzatorre. Il marito colpito, che urlava, mentre era in auto con la portiera aperta, lei girata di spalle poco lontano, «perché ero scesa per aprire il portone. Mi ricordo che poi, all’ospedale di San Giovanni Bianco, un medico fece anche lo spiritoso e disse in dialetto a mio marito di non far lo scemo con le donne degli altri in paese». Non ha riconosciuto Tallarico: «Non l’ho mai visto, non so chi è». E ha specificato: «Mio marito temeva che fosse stato qualcuno del paese, di Piazzatorre». Sulle difficoltà economiche della figlia - possibile movente - la matassa appare difficile da sbrogliare, a processo: «Non aveva pagato le nostre spese condominiali - ha ricordato la madre - e venni a saperlo da mio fratello. Non dissi niente a mio marito per non dargli un dispiacere. Chiesi a Simona di rimediare se no suo padre l’avrebbe ammazzata di botte. Penso che per lo stesso motivo, e cioè per non farlo dispiacere, Simona vantasse incassi di un certo tipo. Io a Maurizio ho voluto bene per 47 anni ma era un tipo molto deciso, voleva sapere tutto».

Un'idea, Angela Soldo, se l’è fatta sull’omicidio: «Per me è stato male ed è caduto, non l’ha ucciso nessuno». Ascoltato in aula anche Alberto Scirocco, ex barista nella zona di Affori: «Mio cugino Roberto mi presentò Simona Pozzi. Lei mi disse che voleva dare una lezione a suo padre, per mandarlo all’ospedale almeno sei mesi. Mi ricordo che proprio lei mi portò un paio di volte a Piazzatorre, dove avevano la casa, per fare un sopralluogo e farmi vedere da una certa distanza i suoi genitori. Io le avevo detto sì, ma non volevo farlo veramente, puntavo solo a portarle via dei soldi. Offriva 10mila euro». Il vero nodo resta la definizione di un movente preciso. La polizia ha ricostruito un quadro finanziario intricato: conti correnti quasi prosciugati, 2.500 telefonate in due anni (attribuite a Simona Pozzi) a servizi di cartomanti, contabilità taroccata dalla figlia, secondo l’accusa, per mostrare al padre una situazione migliore di quella reale.