Omicidio Pozzi, la Cassazione: "Non ci sono gravi indizi sulla figlia"

Rese note le motivazioni della Suprema corte: ecco perchè la presunta mandante non è andata in carcere

Simona Pozzi

Simona Pozzi

Milano, 8 gennaio 2019 - Una "carenza" di "gravita' indiziaria": e' la critica che la prima sezione penale della Cassazione rivolge alla motivazione del tribunale del Riesame di Milano che, il 4 giugno scorso, accogliendo il ricorso della procura, aveva disposto la custodia cautelare in carcere per Simona Pozzi, la donna accusata di essere la mandante dell'omicidio del padre Maurizio, commerciante milanese, avvenuto il 5 febbraio 2016. La Suprema Corte, lo scorso 16 novembre, ha quindi annullato con rinvio l'ordinanza del Riesame, sottolineando che "con essa non si riesce a dare adeguato conto della ragionevole ed alta probabilita' di colpevolezza".

"L'unico fatto in collegamento con la posizione dell'indagata - osserva la Corte nelle motivazioni della sentenza depositate oggi - e' che la porta di accesso dell'abitazione, in cui la vittima fu ferita mortalmente, era chiusa a chiave". Si tratta, scrivono i giudici di 'Palazzaccio', dell'"unico dato di fatto che l'ordinanza impugnata raccorda con elementi di sospetto, causale, assenza di ipotesi ricostruttive alternative": per la Cassazione "non e' stata infatti superata l'affermazione del primo giudice" - il gip di Milano che aveva respinto la richiesta di misura cautelare - "circa la mancata individuazione dell'esecutore materiale 'nonostante la vita dell'indagata fosse stata scandagliata in ogni ambito (personale, familiare e lavorativo), erano stati verificati tabulati e contatti telefonici nel periodo antecedente ai fatti, studiati i suoi movimenti e frequentazioni, analizzati computer e telefoni'".

Dunque, conclude la sentenza, "la catena di ricostruzione induttiva dell'addebito, l'aver dato il mandato di uccidere, non puo' infatti comporsi in maniera pressocche' esclusiva di inferenze logiche tratte da elementi privi di collegamento fattuale con il tema di prova".

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