NICOLA PALMA E MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Ladro ucciso davanti al bar a Milano: “Era inerme, chiedeva aiuto e lo hanno massacrato mentre strisciava”

Il 37enne ammazzato con 36 colpi di forbici dal titolare del locale assieme allo zio. I pm chiedono il carcere: reazione efferata e sproporzionata, non legittima difesa. La chiamata al 112: “L’abbiamo picchiato, sta male”. La vestaglia lavata dopo il raid

“Sono stato io. Sono stato io”. Lo dice subito, Zhou Shu, trentenne cinese, ai poliziotti intervenuti in viale da Cermenate alle 5 di giovedì mentre a terra c’è Eros Di Ronza in una pozza di sangue. A sinistra, un paio di forbici in acciaio dalla lama di 11 centimetri. Lo scenario è questo, dopo la spaccata al bar-tabacchi “Ji Sufen“. Per Shu e per lo zio Liu, ritenuto parte attiva nell’aggressione, la Procura ha chiesto la custodia cautelare in carcere con l’accusa di omicidio volontario, considerando che “Di Ronza viene finito quando ormai è inerme a terra, con una serie di colpi inferti con forza”. Il medico legale ha contato 36 ferite a petto, addome, schiena, fianchi, gambe e arti superiori. “Pur considerata la particolarità del contesto e l’azione compiuta in uno stato di rabbia, non può non essere sottolineata la sproporzione della reazione”, evidenzia il pm Maura Ripamonti, che esclude la legittima difesa.

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Stando a quanto ricostruito, Di Ronza, pregiudicato 37enne, esce con un mazzo di gratta e vinci “strisciando” all’indietro dal pertugio ricavato nella cler forzata poco prima, ma viene subito ferito da 3 o 4 fendenti tra cosce e glutei sferrati da Shu, tra i gestori del bar a conduzione familiare e il primo a intervenire dopo l’attivazione dell’allarme.

Il complice di Di Ronza che fa palo – un 48enne poi indagato – scaglia un casco contro Shu, dando all’amico il tempo di alzarsi. Poi esce di scena, allontanandosi in via Vivarini. Di Ronza invece corre verso via Pezzotti, inseguito da Shu come mostrano le immagini di una telecamera, e un uomo in ciabatte e vestaglia bianca, lo zio Chongbing Liu, 49enne. L’occhio elettronico poi riprende sullo sfondo “una persona a terra colpita ripetutamente, che tenta anche di reagire e riesce a far cadere a terra uno dei due, sicuramente Shu, vestito di scuro. Ma l’altro gli è sopra e infierisce, anche se non si capisce se a mani nude o con un oggetto”.

La vestaglia bianca dello zio, sporca di sangue, è stata poi trovata a casa, sopra il locale, dentro una bacinella piena d’acqua. Alle 5.06 è proprio Shu a chiamare il 112: “Abbiamo già fermato il ladro. Adesso sta male, sta malissimo. Fate venire un’ambulanza”. Poi aggiunge: “Voleva rubare delle cose. Gli ho dato un pugno, non riesce più a camminare e sta quasi morendo”. Testimoni hanno riferito di una persona “distesa a terra” e che “chiedeva aiuto”.

Nel primo fotogramma, l'arrivo del proprietario armato che sorprende il "palo", complice di Eros Di Ronza. Nel secondo si vedono le gambe di Di Ronza mentre cerca di uscire dal bar. Nel terzo fotogramma, i primi colpi inferti dal proprietario
Nel primo fotogramma, l'arrivo del proprietario armato che sorprende il "palo", complice di Eros Di Ronza. Nel secondo si vedono le gambe di Di Ronza mentre cerca di uscire dal bar. Nel terzo fotogramma, i primi colpi inferti dal proprietario

Ieri i due cinesi si sono difesi così davanti alla gip Tiziana Gueli che oggi deciderà su convalida e misura: “L’ho inseguito – parole di Shu –, l’ho raggiunto, mi ha aggredito e per paura l’ho colpito”. Mentre lo zio, che aveva già messo a verbale di aver solo aiutato il nipote “a immobilizzare l’uomo”, ha negato di essere coinvolto nell’uccisione. Zio che, scrivono i pm, l’avrebbe invece “sopraffatto”, dopo che il nipote era caduto a terra, e che ha messo la sua “vestaglia di colore bianco in una “bacinella” per “cancellare le tracce biologiche”.

Il legale Simone Ciro Giordano ha chiesto la scarcerazione per entrambi, in subordine i domiciliari, invocando la “legittima difesa” o come minimo “l’eccesso colposo”. Nessuno dei due, fa notare la Procura, ha “riportato la benché minima ferita”, perché Di Ronza, disarmato, non ha reagito. Anche se “l’azione si colloca” in “uno stato di rabbia a fronte del tentativo di furto, probabilmente non il primo con quelle modalità”, non c’è legittima difesa, anche perché “la fase di maggiore violenza” avviene “quando ormai l’intera refurtiva era stata persa e l’uomo era a terra”. E gridava “aiuto”.

La zona è sotto choc. “Abbiamo subìto praticamente tutti dei furti notturni”, racconta sconsolato un panettiere. Il vetraio di quartiere annuisce: “Soprattutto tra gennaio e giugno è stato un assalto continuo. Dai cinesi ero già stato un paio di volte a sostituire la vetrina”.