
Guido Pozzolini Gobbi Rancilio, accompagnato dai carabinieri in ospedale dopo il ritrovamento del cadavere della madre Fiorenza Rancilio
Milano, 26 febbraio 2025 – È stato assolto per vizio totale di mente Guido Pozzolini Gobbi Rancilio, accusato di aver ucciso la madre Fiorenza, ereditiera di una nota famiglia di immobiliaristi, colpendola con un manubrio da palestra nella loro abitazione in pieno centro a Milano nel dicembre del 2023. Lo ha decisivo la Corte di Assise di Milano, accogliendo le richieste del pm Ilaria Perinu e della difesa, e disponendo per il 36enne una misura di sicurezza per 10 anni in una Rems.
Davanti ai giudici della Corte d'Assise, il difensore Francesco Isolabella aveva chiesto l'assoluzione per incapacità di intendere e volere, in quanto il 36enne è affetto da "schizofrenia paranoide", una "patologia" dalla quale secondo la difesa sarebbe scaturito l'omicidio. Della stessa ipotesi è convinto anche lo psichiatra Ranieri Rossetti, nominato dalla pm Ilaria Perinu, che a sua volta aveva chiesto che fosse assolto per vizio totale di mente. Di opinione diversa erano invece i consulenti di alcuni familiari, rappresentati dagli avvocati Salvatore Pino e Federico Cecconi.
Rancilio, che ha assistito all'udienza in videocollegamento dalla Rems in cui si trova, è "la vera vittima", secondo il difensore, perché "ha soppresso l'unica persona che gli voleva bene, l'unica persona che rappresentava per lui un punto di riferimento". Il 36enne è affetto da un "male incurabile, grave e cronico" e "la grande rabbia" dei suoi deliri paranoidi avevano "la mamma come bersaglio". Per la difesa, in sostanza, "quello che è successo è figlio di questa patologia".
Sulla pericolosità sociale, il legale Isolabella ha detto che "Guido non è in sé una persona pericolosa, non ha il carattere aggressivo. È pericoloso in quanto i deliri che lo accompagnano possono manifestarsi e non c'è dubbio che debba essere mantenuto in situazione di alto contenimento". Al tempo stesso, le sue "caratteristiche di dolcezza" richiedono una riflessione sulla "possibilità di cure alternative". Alla scorsa udienza, dopo un confronto in aula tra i consulenti, che vedeva sostanzialmente d'accordo quelli di accusa e difesa, la Corte non aveva ritenuto di disporre una perizia psichiatrica.