Vincenzo Novari: sul figlio di La Russa decisi io, nessun tipo di pressione

Durante l’interrogatorio-fiume è stato affrontato anche il capitolo delle assunzioni nella Fondazione Milano-Cortina. L’ex amministratore delegato: il padre mi ha detto 'Fai come vuoi'

Vincenzo Novari

Vincenzo Novari

Milano – Nessuna corruzione e assunzioni decise senza pressioni. Per nove ore Vincenzo Novari, l'ex amministratore delegato della fondazione Milano Cortina, ha risposto al fuoco incrociato di domande dei pm meneghini Francesco Cajani e Alessandro Gobbis. Dal primo pomeriggio fino alla tarda serata di ieri, in un ufficio al sesto piano del Palazzo di giustizia, il manager indagato - assistito dagli avvocati Nerio Diodà ed Elena Vedani -, ha fornito spiegazioni ai titolari dell'inchiesta sui Giochi invernali del 2026.

L'interrogatorio ha anche affrontato il capitolo delle assunzioni nella Fondazione.  In particolare, secondo quanto si è appreso, gli sarebbe stato chiesto conto in particolare di una rosa nomi. Si tratterebbe di persone con un cosiddetto “background politico”. "Nessuno gli ha mai imposto di assumere nessuno, Novari ha dichiarato di aver dato l'incarico di selezionare i numerosissimi curricula", e "di aver scelto senza pressioni" ha spiegato il difensore Diodà. 

Da quanto si è saputo, nell'interrogatorio Novari ha raccontato che le segnalazioni arrivavano a “faldoni” dai vertici del Coni e che determinati curricula erano stati raccolti anche prima della sua nomina come Ad (nel 2019) e che poi altre indicazioni arrivavano da “chiunque". "Lorenzo La Russa? Si era appena laureato in legge e aveva esperienza in eventi ed è andato a lavorare in un team di eventi – ha spiegato Novari -. La Russa è quello in cui in assoluto il padre (all'epoca senatore, ndr) mi ha detto 'Fai come vuoi' quindi non c'era nessun tipo di pressione. E' chiaro che il suo curriculum non l'ho trovato per terra".

"Per candidarsi c'era un sito dove arrivavano tutti i curricula che venivano valutati - ha sottolineato Novari -. Ne arrivavano a centinaia e c'era un team di tre persone. Dopodiché c'erano quelli che lo portavano a mano sotto il palazzo, c'era di tutto. Per me erano assolutamente pari. Sono entrate 200 e passa persone e i nomi dell'elenco sono otto (quelli di cui hanno chiesto conto i pm, ndr). Il punto è che lì ci sono tutti i sì, ma mancano tutti i no che ho detto, che erano molto più potenti”.