La denuncia a Milano: "Nostro figlio vittima dei bulli. Indagate la comunità per minori"

I genitori di un 16enne milanese che aveva distrutto la casa del padre: a peggiorare i gravi disturbi hanno contribuito gli episodi di bullismo di cui è rimasto vittima

Gli episodi di bullismo si intensificano, è una piaga sociale

Gli episodi di bullismo si intensificano, è una piaga sociale

Milano -Per difendersi dalle continue aggressioni rese più violente durante la pandemia, erano stati costretti a denunciare il figlio, un ragazzo di 16 anni con problemi psichici. L’adolescente milanese era stato quindi affidato a una comunità per minori in provincia di Parma, dove sarebbe stato preso di mira dai coetanei, vittima di atti di bullismo finiti anche al centro di un video diffuso sui social. Ora i genitori chiedono alla Procura di Milano e a quella di Parma di accertare se gli operatori dei servizi sociali e la coordinatrice della comunità hanno o non hanno tutelato loro figlio.

L’esposto, presentato dagli avvocato Giuseppe De Lalla e Chiara Morona e depositato anche all’Ordine dei medici, chiama in causa tutti i professionisti che si sono occupati del 16enne, un ragazzone alto 180 centimetri e con un peso decisamente importante, il quale nel 2020 ha cominciato a dare segni di malessere che di giorno in giorno sono diventati sempre più allarmanti: incapacità di controllare la rabbia, gesti di autolesionismo, maltrattamenti nei confronti degli insegnanti e del personale a scuola, dei compagni di classe e atteggiamenti violenti al punto da pregiudicare l’incolumità di padre e madre.

I genitori del 16enne, separati, non sapendo più come gestire la situazione e dato il "percorso (...) fallimentare" intrapreso con l’Unità operativa di neuropsichiatria infantile della zona 4 di Milano e con i servizi sociali del Municipio 5, il 14 marzo scorso, ricostruisce l’esposto, si sono rivolti alla Procura dei Minorenni di Milano: hanno chiesto "l’intervento dell’Autorità Giudiziaria e della rete dei Servizi Sociali territoriali per tutelare il primogenito attraverso l’inserimento in comunità, unico strumento che appariva idoneo" alla sua tutela. Comunità che un mese dopo i genitori sono riusciti a individuare, sollecitando, a vuoto, il trasferimento del ragazzo nella struttura del ragazzo.

Per il 16enne, nel frattempo, è cominciato un calvario fatto di Tso, allontanamento con espulsione dalla scuola e dalla società sportiva a cui era iscritto - avendo rubato i soldi all’allenatore all’interno dello spogliatoio - e una nuova cura farmacologica. Poi, a metà giugno, a riaccendere le speranze è arrivato il decreto del Tribunale per i minorenni: affidamento del 16enne al Comune e immediato collocamento in una comunità educativa idonea. Provvedimento questo che però, nonostante i continui solleciti, è rimasto "lettera morta" mentre le condizioni del giovane sono andate "peggiorando, concretandosi in condotte via via sempre più pericolose e criminali.

Condotte che comportavano nuovi tso e interventi delle forze dell’ordine": ha addirittura distrutto con un martello la casa del padre e minacciato di aggredire la madre. Alla fine del luglio scorso finalmente è stata individuata una comunità in Emilia Romagna dove l’adolescente è stato trasferito per poi essere cacciato circa un mese dopo per la sua condotta aggressiva, le sue fughe e la sua abitudine a fumare spinelli. E a peggiorare i suoi gravi disturbi hanno contribuito gli episodi di bullismo di cui è rimasto vittima.

 

 

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