
Pillitteri Mi scrive una signora di Milano. Il marito è una partita IVA titolare di ditta individuale. Ha ricevuto...
Pillitteri
Mi scrive una signora di Milano. Il marito è una partita IVA titolare di ditta individuale. Ha ricevuto una cartella esattoriale di 90mila euro. Sta già pagando un’altra cartella, di analoga portata, a rate. Ma fanno gran fatica già con questa. Mi chiede se è possibile accedere a una procedura per sovraindebitamento. E, anche, se è possibile salvare l’immobile di proprietà, di cui stanno pagando regolarmente il mutuo. La risposta alla prima domanda è si. Ma l’unica procedura esperibile è quella della liquidazione controllata del patrimonio. Che, diversamente dalla liquidazione giudiziale, non è subordinata alla cessazione dell’attività. Tuttavia, proprio perché si tratta dell’unica strada percorribile. La risponda alla seconda domanda è no. Non è possibile “salvare” l’immobile che va messo in liquidazione. E qui il dilemma diventa spinoso. Perché se è pur vero che il fisco non può pignorare la prima casa (che, dunque, resta al sicuro) è altrettanto vero che tutto ciò che troverà di aggredibile lo aggredirà. A partire dai beni mobili registrati (ossia le auto di proprietà). Per arrivare al conto corrente che può essere pignorato integralmente, non trovando applicazione i limiti di impignorabilità previsti per i lavoratori dipendenti e i pensionati. A questo punto il salvataggio della casa ha un costo molto salato: quello di vedersi indebitati a vita. Ma la scelta è molto difficile. Peraltro l’immobile in cui vive la famiglia della signora è gravato da un mutuo la cui rata si aggira sui 900 euro ed ha una dimensione di circa 110 mq. Difficile trovare, a Milano, un appartamento con gli stessi numeri. Dunque il sacrificio è duplice: casa persa e spesa aumentata per riavere un tetto. Ma non se ne esce. È una di quelle situazioni in cui l’Avvocato si sente, un po’, come il medico che ha di fronte un paziente cui deve comunicare una malattia incurabile. Anche se qui, in realtà, la cura c’è. Ma è dura accettarne la somministrazione.