"Non lo operarono per l’aneurisma". Omicidio colposo, medici imputati

Quarantenne morì nove giorni dopo le dimissioni dal Cardiologico Monzino. Per la Procura, i camici bianchi non si resero conto dell’urgenza dell’intervento: chiesto il giudizio

Sala operatoria

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Si era presentato al pronto soccorso del Centro cardiologico Monzino per dolori al petto e gli avevano diagnosticato un aneurisma all’aorta senza capire, però, che il quadro clinico era grave e che era necessario un ricovero immediato per un intervento chirurgico urgente. Dimesso lo stesso giorno, l’uomo, allora 40 anni, è morto nove giorni dopo.

Per questo, la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per tre medici, un cardiochirurgo, un radiologo e uno degli specialisti che visitarono il paziente in pronto soccorso, accusandoli di omicidio colposo. Per la vicenda, che risale al marzo del 2018, e per cui in un primo momento era stata chiesta l’archiviazione dell’indagine e poi, in seguito all’opposizione all’archiviazione, era stato disposto un supplemento istruttorio, l’udienza preliminare davanti al gup si aprirà alla fine di novembre. Non è escluso che due medici chiedano di essere processati con rito abbreviato.

Come si legge nel capo di imputazione, "nell’esercizio della professione" avrebbero cagionato la morte del quarantenne, avvenuta l’11 marzo di quattro anni fa per la rottura dell’aneurisma. Una sottovalutazione che si sarebbe rivelata decisiva. Secondo la ricostruzione del pm, il quarantenne, il 5 marzo 2018, si era presentato al pronto soccorso del centro cardiologico con dolori al petto. Dopo una visita, venne sottoposto a una Tac. Dal referto del radiologo era risultato che si trattava di aneurisma "dell’aorta ascendente del diametro di 54,8 mm". In seguito a ulteriori esami, quello stesso giorno l’uomo veniva dimesso con diagnosi di "toracoalgia. Dolore toracico non specificato. Non acuzie" e con una visita fissata per il giorno dopo con il cardiochirurgo. Il quale, dopo aver visto la documentazione clinica e aver avuto un colloquio con il paziente, "programmava valutazione chirurgica con un livello d’urgenza “entro due settimane”", ossia per il 22 marzo.

Il nove marzo, il paziente si era recato però di nuovo in pronto soccorso per un rialzo della pressione: venne di nuovo dimesso per "lieve ipertensione arteriosa in paziente con recente riscontro di dilatazione aortica in attesa di percorso" in day service chirurgico. L’11 marzo, però, l’uomo moriva. E questo, secondo l’accusa, in quanto non sarebbe stata valutata "una possibile patologia acuta dell’aorta in atto". Cosa che sei giorni prima non aveva portato a intervenire con urgenza con un ricovero immediato e un intervento.

Spetterà ora al giudice dell’udienza preliminare valutare se nei confronti dei tre medici del Monzino ci siano sufficienti elementi per disporre il giudizio.

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