
Le armi sequestrate
Milano – Il nome del gruppo WhatsApp, veicolo per messaggi che incitavano alla violenza e per propaganda neonazista, era: “Seconda generazione Skinhead”. Gli iscritti erano giovanissimi, in molti casi sotto i 18 anni, e 12 di loro sono stati perquisiti dalla Digos nell’ambito di un’indagine coordinata dall’anti-terrorismo in tandem con la Procura per i minorenni. Inchiesta partita dall’arresto, lo scorso 19 marzo, di un 16enne originario dell’Ucraina, che aveva seminato il terrore sulla metropolitana M2 di Milano, picchiando passeggeri stranieri.
“I fascisti sono tornati”, urlava alle prede mostrando una svastica tatuata sul petto. Il giovane, ora detenuto al Beccaria, è ritenuto responsabile di quattro aggressioni, con calci e pugni, avvenute la notte fra il 28 e il 29 febbraio, durante un raid tra le fermate della verde Cimiano e Crescenzago. Nella sua casa gli agenti hanno trovato un machete con la scritta “white power”, un coltello, uno striscione con la scritta “Duce“ e una copia del Mein Kampf di Hitler.
Scavando tra i suoi contatti, monitorando chat e social, gli inquirenti hanno scoperto una rete di giovani che incitavano alla violenza nei confronti di persone che appartengono a “gruppi etnici solitamente osteggiati dall’ideologia nazionalsocialista”. Il decreto di perquisizione è stato eseguito nei confronti di un 18enne e un 19enne, uno torinese e l’altro biellese, indagati per propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa assieme ad altri 10 minorenni, pure loro destinatari della raffica di perquisizioni in diverse città d’Italia.
Come si legge nell’atto del pm Leonardo Lesti, sul gruppo venivano postati “contenuti nazionalsocialisti, suprematisti, razzisti ed antisemiti e vi sono continui incitamenti alla discriminazione ed alla violenza”. E poi una sorta di “chiamata alle armi” contro extracomunitari, foto con repliche di armi da guerra senza tappo rosso. Nel blitz sono stati sequestrati pc, telefoni e altri supporti informatici e anche documenti cartacei di “propaganda nazista e fascista”, armi, mazze, tirapugni, coltelli, un machete, diverse bandiere e simboli riferibili al nazi-fascismo e al suprematismo e altro materiale “di interesse investigativo” per ricostruire la rete dei giovani suprematisti.